La finale di Leonardo Gori, Tea di patrizia debicke
2021 pag. Euro
Parigi, giugno 1938. La Nazionale italiana di calcio, capitanata da Peppino Meazza e allenata dal grande Vittorio Pozzo, si appresta ad affrontare le partite finali della Coppa del Mondo premio l’ambita Coppa Rimet. Quasi un miraggio perché per conquistarlo la squadra di Meazza deve battere i francesi, poi i temibili i brasiliani e infine gli ungheresi. Si potrebbe dire visto che siamo a Parigi la crème de la crème che poi tradotto vuol dire quanto c’è di meglio su piazza.
Con una piroetta calcistica, allora detta “veronica” oggi dribbling, facciamo ritorno al quarto romanzo che Gori ha dedicato al capitano, poi colonnello Arcieri ,il protagonista e personaggio cult di tanti suoi straordinari romanzi. E stavolta se ne serve per un romanzo spy story, thriller in cui si mischiano storia, calcio, e suspense ma anche adatto al palato di chi poco sa di pallone. E infatti la trama si dipana in un particolare e difficile momento storico che vede il protagonista di Gori, il capitano Arcieri, muoversi su due opposti e controversi scenari. Il primo infiammato dall’effimero e sfegatato tifo che accompagna e accompagnerà passo, passo le vittoriose tappe della Nazionale Italiana nel campionato del Mondo, il secondo, sotterraneo, in appoggio a un serrato intrigo, quasi un rebus di complicate ideologie e contorte trame politiche che non hanno niente da invidiare alle attuali spesso le sordide e sanguinarie architetture concepite dai servizi segreti ai nostri giorni. A Parigi, a quei tempi infatti operavano contemporaneamente sia l’Ovra, la polizia politica del fascismo, alcuni rami fuori controllo del Comintern che si voleva riunito sotto il Fronte Popolare, l’Internazionale Comunista fondata da Lenin e gli attivi membri della Ceka la bisnonna del sovietico KGB, oggi FSB e, in ordine sparso, diversi esponenti di Giustizia e Libertà movimento italiano liberale antifascista fondato da Rosselli a Parigi nel 29.
Alla Gare de Lyon arrivavano ogni giorno treni carichi di tifosi italiani, chiassosi, spesso in camicia nera e anche per questo invisi a gran parte dei francesi. Su uno di questi convogli, mimetizzato tra i suoi tanti compatrioti e sotto falso nome, aveva viaggiato il capitano dei Carabinieri Bruno Arcieri, da poco arruolato nel SIM (servizio Informazione Militare) con una missione da compiere: riportare in Italia un connazionale Paolo Marinelli, un giovane ingegnere torinese. Ma l’impresa Marinelli si rivelerà subito ben diversa dall’incarico di poco conto, una corsa a Parigi quasi una vacanza, che gli era stato prospettato a Roma. Intanto è impossibile da eseguire. Paolo Marinelli infatti – il giovane che avrebbe dovuto incontrare il giorno stesso in Place de la Concorde e riportare subito sano e salvo a Roma sotto falsa identità – è morto impiccato. E secondo la polizia francese parrebbe proprio che si tratti di un suicidio. Atroce e che ha portato a una orribile morte per soffocamento? O invece è molto peggio, perché per come la faccenda si presenta subito ad Arcieri secondo la sua prima impressione parrebbe proprio che invece qualcuno l’abbia suicidato. Ma chi? E perché? Forse Marinelli è stato “fermato” dai fascisti dell?Ovra? O magari invece dagli antifascisti che forse lo ritenevano un traditore. Oppure, possibile, dei sicari del Comintern? Questo morto e la sua morte complicheranno e non poco il soggiorno francese di Arcieri. Il nostro capitano infatti per riuscire a capirci qualcosa deve cominciare a scavare a fondo, immergersi nel sotterraneo e controverso mondo dei fuorusciti italiani con i partigiani di Giustizia e Liberta intenti a sfuggire agli spietati agguati dei picchiatori e delle spie dell’Ovra. Trascinato suo malgrado in una specie di pericoloso gorgo mortale, si troverà a condurre un’inchiesta in un’ambigua zona d’ombra politica, in un mondo sotterraneo in cui scivolano nell’ombra agenti della polizia segreta mussoliniana e assassini senza scrupoli. Il tutto con sullo sfondo, una Parigi tentacolare, ricca di sorprese e tranelli, una splendida capitale, incantevole e sfavillante di luci o al caso pervasa di ombre, dove degrado e miseria si tendono la mano, e dove tutta una serie di imprevedibili attacchi attendono al varco Arcieri. Si è buttato a corpo morto in una indagine che pare sterile e senza sbocco alcuno e ora dopo ora gli istilla sempre di più un acre senso di inutilità e di impotenza. Un’indagine pregna solo di rischi e incertezze. Un inseguimento al buio che lo stringe a prendere e a mantenere i contatti con controversi personaggi quali l’inquietante ed edonistico giornalista sportivo Ghini, l’esule Barbano amico o nemico e la bella e pericolosamente conturbante moglie di Marinelli, Ginevra Casati. La morte che, dopo averlo tenuto sott’occhio , ha cominciato a colpire facendo tabula rasa alle sue spalle, ora l’aspetta vigile, in agguato in fondo a ogni vicolo, occhieggia tentatrice nei bistrot e spaventosamente suasiva sulle paradisiache note del jazz. Bisogna sbrigarsi a fuggire, riuscire a defilarsi, a perdersi nei dedali del metrò, negli affollati e fumosi locali, nelle notti stellate alle pendici di Montmartre. Mentre in un’esaltante cronaca narrata l’Italia a suon di goal, marcati dall’urlo osannante delle folla conquista una meritata coppa, Arcieri raggiungerà finalmente l’inattesa, dura e insospettabile conclusione di un caso.
Un epilogo amaro, controverso e penosamente senza consolazione alcuna che ancora oggi ci fa rivivere ansie, i dubbi, e infiniti scontri legati quel periodo decisivo con la guerra già pronta in crudele attesa dietro l’angolo.
Leonardo Gori vive a Firenze. È autore del ciclo di romanzi di Bruno Arcieri: prima capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta, poi ufficiale dei Servizi segreti nella seconda guerra mondiale e infine inquieto senior citizen negli anni Sessanta del Novecento. È anche autore di fortunati thriller storici e co-autore di importanti saggi sul fumetto e forme espressive correlate (illustrazione, cinema, disegno animato).