Berlino nel 1932 è una città in fermento, specchio di una nazione in crisi politica, economica e sociale. Sono gli ultimi mesi della Repubblica di Weimar che terminerà con la presa del potere dei nazisti. Il dottor Erich Mühe è un giovane e ben avviato professionista. “Ha trentaquattro anni, è alto uno e settanta, smilzo, capelli biondo scuro con la riga in mezzo, niente barba”. Nel suo studio in Oraninenstraße, nel quartiere Kreuzberg di Berlino, riceve ogni giorno decine di pazienti. Vive nell’appartamento adiacente allo studio con la moglie Charlotte, la domestica Gertrud e un’affittuaria, Ilse Kaufmann amica di Charlotte. La moglie, di due anni più giovane è una donna altezzosa, che ama il bel canto e prende lezioni da un maestro di musica, Hugo Rasch, che si vocifera essere il suo amante. Improvvisamente il dottor Mühe scompare e l’unica traccia porta al Sacrower See, un lago di origine glaciale poco distante da Berlino. L’ipotesi è quella di un annegamento ma del corpo non c’è traccia. Il commissario Ernst Keller, incaricato delle indagini, si rende presto conto di trovarsi di fronte a un caso complesso. Cosa è veramente accaduto al dottor Mühe? Suicidio, omicidio o fuga?
L’autore ha elaborato il romanzo sulla base di un fatto realmente accaduto, unendo documenti e finzione letteraria per costruire una trama coerente e accattivante. Pagina dopo pagina apprendiamo nuovi particolari sulla vita del medico, tanto lavorativa quanto familiare. Keller cerca di ripercorrere gli avvenimenti che hanno preceduto la scomparsa di Mühe e interroga quanti possano averlo conosciuto o incontrato il giorno prima dell’accaduto. Le piste sono diverse, ma sembrano tutte non portare a una conclusione. Il suicidio viene presto accantonato per lasciare spazio a un omicidio o, più probabilmente, a una fuga organizzata meticolosamente. E che ruolo hanno la moglie Charlotte e il suo ambiguo amante Hugo? Più tempo passa e più il mistero si infittisce. Per Keller il caso diventa un’ossessione e pur non riuscendo a giungere a una soluzione, non riesce a mettere la parola fine alle indagini. Quando sarà costretto a procedere con l’archiviazione resterà nel dubbio su cosa sia davvero successo. E il dubbio resta anche al lettore, sino all’ultima pagina in cui tutte le domande sembrano trovare una risposta.
Il commissario Keller ricorda un altro commissario, il Matthäi de “La promessa” di Dürrenmatt. Entrambi cercano di portare a termine quello che per loro è una missione, alla ricerca di una verità inafferrabile. Con la differenza che la tragedia privata ed esistenziale di Dürrenmatt diventa tragedia sociale e politica nel libro di Hilmes.
L’atmosfera degli anni ’30 e ’40 è ricostruita con la massima precisione, la stessa posta nell’indicare i luoghi attraversati dai protagonisti. Strade, palazzi, negozi sono descritti con minuzia e riportano in vita un tempo passato. La parabola distruttiva del nazismo trova il su epilogo nella visione della Berlino del dopoguerra, spettrale e ridotta a un cumulo di macerie, eppure allo stesso tempo desiderosa di riprendersi la vita rubata da un regime crudele e scriteriato.