L’ambulante



Peter Handke
L’ambulante
feltrinelli
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Allora, il rovello odierno è il seguente: è il testo narrativo quella cosa nella quale perdersi, forse anche acriticamente, pretendendo solo la miglior struttura possibile e la prosa più consona, quella miscela di fatti che non ci faccia riemergere dalla pagina se non con la parola FINE oppure è quella cosa che si affronta ed apprezza maggiormente se l’autore ci prende per mano e ci mostra i segreti e le tecniche del suo lavoro? Il piatto ci piace di più se il palato ne viene rapito oppure troviamo positivo, se non indispensabile, sapere il perché e il per come di ciò che accade alle nostre papille gustative direttamente dal cuoco? Peter Handke, al riguardo, non ha dubbi e nel 1967 decide di cimentarsi col giallo scrivendo “L’ambulante” ma, dovendo già da allora studiare da futuro Nobel per la Letteratura (augurio sentito), non poteva fare come tutti gli altri scrittori di “genere”. Lui doveva fare di più e di diverso, doveva scrivere un saggio e un giallo insieme. Come nelle ricette. Lista degli ingredienti, modalità di esecuzione e assaggio a cottura ultimata. Non basta, alla fine il commensale….oopss, il lettore è chiamato ad assumersi la briga di dare una serie di risposte circa il movente del delitto di cui si narra. Non è un quiz, ognuno può dare la propria versione poiché i dati forniti sono molteplici e analogamente sono i possibili esiti. E’ un giallo, è un saggio sul giallo, è l’enunciato delle teorie del “nouveau roman”, della “ecole du regard”. Si potrebbe definire un giallo esistenzialista, ontologia militante applicata al giallo. Handke, tuttavia rifiuta(va) catalogazioni ma è ineludibile che, all’epoca, gran parte degli aderenti alla ecole du regard rivendicano la partecipazione attiva, in questo caso del lettore, fomentando lo scardinamento dei clichè e delle convenzioni letterarie. A questo punto non è più così importante sapere se la ricetta Handke sia meglio o peggio di quella di Chandler, Hammett e soci. Il tedesco ha fatto di meglio con altri libri – quasi tutti, compreso “Prima del calcio di rigore”, anch’esso una specie di giallo – e poco importa se ad una lettura tradizionale “L’ambulante” potrà risultare disarmante persino dalla titolazione manualistica dei capitoli – 1. L’ordine che precede il primo disordine; 2. Il primo disordine; 3. Il riordino del disordine; 4. Lo smascheramento dell’ordine mostrato all’inizio; 5. L’inseguimento; e via così. Quello che è importante è che la Feltrinelli abbia rimandato in libreria questo delizioso pretesto didattico in forma di giallo.

gino delledonne

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