La stanza di Pandora – Christopher Golden



Christopher Golden
La stanza di Pandora
Newton Compton
Compralo su Compralo su Amazon

Nella città curda di Amadiya che “da generazioni era luogo di ricerca per gli archeologi e lo sarebbe stata ancora per secoli”, è in pieno svolgimento un’importante missione archeologica sotto l’egida dell’UNESCO, a capo della quale c’è la professoressa Sophie Durand. La situazione politica di quella parte di mondo, però, non è tranquilla, perché sia l’Iraq che la Turchia sono interessate allo scavo e vorrebbero impossessarsi delle scoperte scientifiche del gruppo, inoltre in quella zona del Kurdistan operano bande del sedicente Stato Islamico per cui i ricercatori temono che un incidente internazionale possa danneggiare il loro lavoro.

La squadra di Sophie ha da poco scoperto una città sotterranea – Derveyî – risalente all’età del bronzo: scavata nel tufo, perfettamente conservata con “mercati, quartieri residenziali e centri religiosi che si estendevano per parecchi livelli al di sotto degli insediamenti in superficie”. Gli scavi portano alla luce una scoperta sensazionale, sotto la città scavata nella roccia c’è una città segreta che nasconde una stanza proibita, alla quale una serie di iscrizioni, risalenti all’epoca di Alessandro Magno, vieta l’ingresso. Nessuno, però, sorveglia più la stanza ed entrandovi Sophie scopre un altare ricoperto da “incisioni minute, antiche linee ravvicinate, strette l’una all’altra, che sembravano scarabocchiate da un pazzo”. Sull’altare c’è un solo oggetto ricoperto dalle stesse scritte, “un vaso di pietra alto circa quindici centimetri, giallo e rosso, panciuto e con il tappo ben sigillato”. Le scritte che vietavano l’ingresso alla stanza proibita sono in greco e Sophie e il suo gruppo pensano di aver ritrovato il mitico Vaso di Pandora.

La scoperta è talmente importante che anche l’ONU decide di intervenire inviando sul posto le dottoresse Kim Seong e Tang alle quali si unisce l’esperto dell’occulto Ben Walker. Mentre Irak e Turchia si affrettano a rivendicare la proprietà della scoperta, le forze della jihad attaccano il gruppo di archeologi per impossessarsi del vaso, qualunque cosa esso contenga.

Durante un tentativo di furto, nel vaso si apre una crepa i cui nefasti effetti non tardano a mostrarsi. Così, mentre in superficie si scatena l’attacco dei terroristi di un gruppo deviato del Califfato, nella città sotterranea si sviluppa qualcosa di maligno e molto più pericoloso delle armi.

Una strana pestilenza colpisce gli archeologi che, l’uno dopo l’altro, vengono ricoperti da un eritema che non tarda a trasformarsi in pustole nere e sanguinolente. La malattia è estremamente contagiosa e sia le maschere protettive che le tute hazmat, di cui la maggior parte del personale è sprovvisto, servono solo a ritardare gli sviluppi dell’epidemia.

Non solo, i danni fisici scatenati dai miasmi che escono dal vaso sembrano essere il problema meno grave. A poco a poco nella città sotterranea le luci si spengono e strane ombre azzurrine appaiono a chi è stato contagiato, terrorizzandolo: “una donna alta vestita con un panno ruvido picchiava una bambina: l’aveva afferrata per i capelli, aveva tirato fuori un rozzo pugnale e aveva iniziato a sfregiarla. A pochi passi da loro, un uomo vestito con una tunica teneva la faccia di una donna contro il muro, con l’avambraccio premuto sul collo, come se volesse prenderla contro la sua volontà.”.

Sono fantasmi creati dal male che per secoli il vaso ha imprigionato. Ora che il contenitore si è rotto, tutta la malvagità che esiste nel mondo è stata liberata e tenta di incarnarsi negli uomini e nelle donne del gruppo infettati dallo strano morbo.

Nel frattempo, i terroristi del Califfato hanno vinto la resistenza dei soldati dell’ONU, messi a protezione del sito, e si preparano a entrare nel sottosuolo per impossessarsi del vaso. Ai sopravvissuti non resterà altro da fare che tentare un’improbabile fuga attraverso la rete di cunicoli della città sotterranea per trovare una via di salvezza: dai terroristi, dalla malattia e dalle ombre malvagie che vorrebbero impossessarsi dei loro corpi per tornare a vivere.

Maria Cristina Grella

Potrebbero interessarti anche...