La modella di Klimt – Gabriele Dadati



Gabriele Dadati
La modella di Klimt
Baldini + Castoldi
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Piacenza, dicembre 2019. Sono ormai passati  dieci anni dalla prematura scomparsa a soli 54 anni  Stefano Fugazza, stroncato da un male incurabile. Bravo, stimato e mai dimenticato direttore della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, raffinato ricercatore, grande comunicatore e divulgatore di arte e cultura, e sono in atto gli ultimi giorni di intensi  preparativi per la mostra commemorativa istituita per celebrarlo.  Il curatore della mostra è Gabriele Dadati, critico, scrittore e ideatore che divenne il più stretto collaboratore dello studioso nell’ultimo periodo della sua vita.
Da questo momento in poi la situazione diventa  intrigante e suggestiva. Perché  ad allestimento  concluso, avviene un fatto clamoroso: a distanza di ventitré anni dal furto, fa la sua ricomparsa in città Ritratto di signora di Gustav Klimt. Pur facendo parte delle collezioni del museo Ricci Oddi di Piacenza fin dal giorno della sua inaugurazione, avvenuta nell’ottobre 1931 alla presenza dei principi di Piemonte Umberto e Maria José di Savoia, il dipinto divenne davvero famoso solo nella primavera del 1996, quando per merito dell’occhio e dell’intuito di una studentessa Claudia Maga da Broni (Pavia), all’epoca della scoperta – primavera 1996 – alunna dell’ultimo anno del Liceo Artistico Sperimentale presso l’Istituto Magistrale “Colombini” di Piacenza, si scoprì che il maestro viennese aveva inspiegabilmente dipinto due volte sulla stessa tela, Accurate e successive  ricerche radiografiche confermarono infatti che sotto Il piacentino Ritratto di signora di Klimt  datato 1916/1917 si celava lo spettro sonnolento e dimenticato dell’anteriore “Ritratto di ragazza”,  esposto a Dresda nel 1912 ma del quale si conservava solo una documentazione iconografica. Ma ora la stessa ragazza appariva diversa. Quasi che, nel volgere di pochi anno, l’esperienza di vita avesse trasformato la ragazza di un tempo, colta in tutta la sua freschezza con la sua sciarpa e il decolté, forse in procinto di uscire di casa, nella deliziosa giovane donna, dalla timida e riservata passionalità , che ci è stata invece tramandata.  Nel dipingerla, ai gioielli e alle abituali pennellate d’oro, Klimt ha preferito i colori della natura e l’eleganza della semplicità. È passato da quella prima figura dai folti capelli rossi, con un grande cappello, avvolta in una sofisticata sciarpa colorata, a una versione senza fronzoli, senza seduzione, ma di grande purezza d’animo. Il padre della Secessione viennese aveva dipinto la prima variante nel 1910 e poi vi aveva rimesso mano qualche anno dopo, ma perché? Per rimediare a un eccesso di mondanità o per svelare la vera identità della donna?
Dipinto riscoperto ma che tuttavia ebbe poco respiro perché solo pochi mesi dopo, nel febbraio del 1997,  fu misteriosamente rubato in maniera rocambolesca durante un periodo di chiusura della Ricci Oddi, deciso per permettere di riallestire la struttura museale. Un riallestimento finalizzato ad alleggerire le pareti che in quel periodo erano sovraccariche di opere. Un’operazione importante, che prevedeva cambiamenti radicali, destinati a raccogliere anche polemiche e certamente per farvi fronte bisognava avere le spalle larghe. Ragion per cui, in quel momento, quel furto fu peggio di una coltellata. Foriero di forte tensione e dolore per Fugazza, sotto l’aspetto sia umano che intellettuale. Insomma di un lungo periodo di preoccupazioni e dispiaceri. 
La sensazionale scomparsa del Klimt infatti fece epoca e rimbalzò su tutti i palcoscenici internazionali.  Poi per più di vent’anni, nonostante numerosi e sensazionali falsi avvistamenti, si persero le tracce del seducente ritratto di Klimt fino a quando, altrettanto misteriosamente di come era scomparso, nel dicembre 2019, ventitré anni dopo e  con un tempismo sorprendente, è riapparso proprio poco prima dell’apertura della mostra celebrativa dedicata a Stefano Fugazza.  E, incredibile a dirsi, ritrovato per caso dentro un sacco nero della spazzatura, celato in una nicchia sporca e umida, dagli operai che stavano rimuovendo l’edera da una parete del giardino della Galleria Ricci Oddi di Piacenza.                                                                                    Insomma, ad allestimento appena concluso, a due giorni dall’apertura della mostra commemorativa per Fugazza, il fatto clamoroso: il quadro restituito al Museo, quasi a voler onorare la memoria, saldare il  debito di riconoscenza contratto con l’ex direttore e con la sua città. Il fortunato ritrovamento del dipinto di Klimt acquista subito enorme risonanza mediatica. (Anche se poi l’assoluta conferma della sua autenticità arriverà solo a gennaio del 2020). E la straordinaria, spettacolosa  notizia fa il giro del mondo. Tutte le principali testate giornalistiche e televisive ne parlano. Quella ricomparsa, quasi un dono, un ideale risarcimento ideale alla memoria dello storico dell’arte, che a lungo aveva dovuto sopportare il dolore e l’umiliazione per quella vicenda, costringe Gabriele Dadati, curatore della manifestazione ad arrampicarsi sugli specchi e ad allestire immediatamente nella mostra  una pannellatura dedicata a Ritratto di Signora di Klimt, Una pannellatura accompagnata dalle analisi storico-artistica, di quando si scoprì che si trattava  di  un dipinto doppio.
Ma chi e perché rubò l’opera? E perché poi l’ha voluta restituire? Ma e soprattutto: chi è la donna ritratta da Klimt in due diversi momenti della sua vita? Forse qualcuno, uno sconosciuto  potrebbe essere il depositario delle risposte a queste domande. E se con questo misterioso lui, all’indomani dell’inaugurazione, della mostra del dicembre 2019  Dadati avesse passato una lunghissima giornata. Fatta di struggenti ricordi e singolari  confessioni. Scoprendo nelle sue parole una storia commovente e quasi  incredibile cominciata  a Vienna nel lontano 1910, e che attraversando tutto il ventesimo secolo è giunta fino a noi. Per raccontarla, Dadati da storico e scrittore consumato, ha mischiato abilmente  fatti veri a plausibili episodi, inseriti con la sua colta capacità di affabulatore in un variegato e coinvolgente contesto fatto  di luoghi, persone e arte. Ha creato  amori, misteri e un solido castello di fatti per la sua ideale  ricostruzione tra rivelazioni, colpi di scena e elementi inconfutabili.
Prima di questo libro, una lunga serie di domande erano rimaste senza risposta. Ce l’abbiamo oggi? Oltre forse all’identità del ladro poi pentito? Chi mai poteva essere quella donna che ormai molti in città chiamano “la Gioconda di Piacenza”? Aveva  legami con Klimt? Era solo una delle sue modelle o c’era dell’altro? Possibile che la prima versione del dipinto, quella che giace sotto lo strato di pittura rappresenti il volto-immagine di un famoso atelier di moda viennese e invece quello che vediamo oggi, il dolce ritratto per tre quarti  di una giovane dai capelli scuri, dalle gote rosate, dalla bocca socchiusa e dai grandi occhi azzurri sia invece il “vero” viso di  una certa Anna, una futura madre?
Per una affascinante risposta prestata dalla fantasia, non resta che leggere il romanzo “La modella di Klimt” e farsi conquistare dalla sua storia coinvolgente che inizia con la mostra che lo stesso Gabriele Dadati stava organizzando a Piacenza per ricordare, a dieci anni dalla sua scomparsa, Stefano Fugazza.

Romanzo questo di indubbia qualità e  che io credo riporti volutamente l’attenzione su questa opera singolare nella produzione dell’artista boemo. Infatti, prima che il Covid imperversasse ancora peggio di prima, il capolavoro di Klimt, concluse le indagini di rito, avrebbe dovuto essere esposto al pubblico a partire dal 28 novembre nel salone d’onore del Museo, ma anche questo progetto per ora è stato rimandato. Tutto spostato ma non cancellato o almeno così si spera. Le iniziative piacentine per il 2021, dovrebbero ruotare infatti attorno a grandi nomi quali Raffaello, Gianfranco Ferré, Gustav Klimt. E sicuramente uno dei suoi momenti più attesi sarà l’esposizione del dipinto Ritratto di signora di Gustav Klimt, 

Patrizia Debicke

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