L’uomo che voleva essere Francis Scott Fitzgerald



david handler
L’uomo che voleva essere Francis Scott Fitzgerald
odoya
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Cam Noyes è la promessa della letteratura americana: bello, giovane, ricco, e con un best seller celebrato dalla critica che lo definisce come l’erede di Francis Scott Fitzgerald. C’è grande attesa nel campo dell’editoria per il suo secondo libro; dopo l’esordio con un testo inquieto e iperbolico, tutti si chiedono con quale storia riuscirà a sbalordire i lettori. E se lo chiede anche Cam.  Colto da una profonda crisi creativa, si affida a Stewart Hoagy, scrittore in declino che per sbarcare il lunario si  dedica all’attività di gosth writer per le celebrità. Dietro al blocco creativo si scorgerà presto un’esistenza tormentata, insoddisfatta, rabbiosa, delirante al punto tale che quando nella cerchia dei più stretti conoscenti di Cam cominceranno ad ammucchiarsi i cadaveri, Hoaghy si vedrà costretto ad improvvisarsi investigatore per non finire nel gruppo. Chi ha letto “Il Grande Gatsby” troverà in questo testo tutti gli ingredienti che hanno reso Fitzgerald il più grande autore dell’età del jazz: la fuga dalla periferia verso la grande mela, i rapporti parentali complicati, la corruzione, il lusso e la lussuria, l’apatia, non manca nemmeno lo yacht. Senza la pretesa di toccare i livelli di Fitzgerald, David Handler ha confezionato un noir godibile, scorrevole, ben costruito e intriso di un pungente sarcasmo che caratterizza i personaggi, primo fra tutti Lulu, un basset hound allergico a Obsession di Calvin Klein…

eva massari

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