Intervista Vichi

Marco Vichi, in libreria con Un caso maledetto, Guanda, sarà ospite domani 17 dicembre alle ore 18.00 sera del Noir In Festival. Dialogherà con lui Marina Fabbri. L’incontro sarà trasmesso sui canali social del Festival e sulla pagina di MilanoNera

Anche quest’anno sei un gradito ospite del Noir in Festival. Hai un qualche ricordo legato a questa manifestazione che vuoi condividere con i lettori?
Be’, quando vinsi il premio Scerbanenco mi “invitarorono” a pagare da bere a una tavolata intera, facendomi spendere quasi l’importo del premio…

Chi è Franco Bordelli?
Un uomo curioso e giusto, coraggioso e sensibile… di sicuro è assai migliore di me.

Tre buoni motivi per leggere Un caso maledetto.
Non so farmi pubblicità, ma a sentire i lettori dovrebbe essere un buon libro.

Un caso maledetto è ambientato negli anni ’70. Il crimine su cui Bordelli indaga è “un assassinio così feroce e così inutile” come lui stesso lo definisce. Il romanzo è la storia di un uomo prossimo alla pensione che non riesce più a capire il tempo in cui vive, oppure l’età anagrafica non c’entra nulla ma si tratta di una questione di decadenza e degrado dei valori e del tessuto sociale?
Bordelli come dicevo è curioso, e anche se l’epoca che sta vivendo negli ultimi romanzi un po’ lo disorienta, è anche capace di accogliere i cambiamenti. Anche grazie a Eleonora, molto più giovane di lui. Ma coglie anche nell’aria una nuova cattiveria, non solo quotidiana, ma anche politica. Siamo alle soglie della strategia della tensione e degli anni di piombo.

“La persona più potente del mondo è il narratore, perché imposta una visione dei valori”. Steve Jobs. Quando scrivi senti questa responsabilità? C’è spazio per i valori di Franco Bordelli nel nostro tempo?
Sono in disaccordo con la frase che citi. Quando scrivo non “imposto”, non progetto, non invento a tavolino. Per me scrivere è una continua scoperta, un percorso di conoscenza… anche se so che certi scrittori considerano assurde queste mie dichiarazioni. Non posso farci nulla, per me è così. La responsabilità che sento è solo quella di cercare di scrivere al meglio delle mie possibilità, per trascinare il lettore dentro la storia, così come mi piace che accada a me quando leggo.

Alba de Céspedes è la scrittrice preferita di Franco Bordelli. Immagina la scena, i due seduti a un tavolino di un bar. Vuoi raccontarci il loro incontro?
Non posso, e non posso dirti il perché.

Tu ti uniresti a loro?
Mi sarebbe davvero piaciuto conoscere Alba (mi piace chiamarla così, come se fossimo amici). È una donna e una scrittrice straordinaria. Sono dispiaciuto di non averla scoperta prima, avrei certamente cercato di andarla a trovare a Parigi.

Oltre a essere uno scrittore, sei una persona impegnata nel sociale. C’è un argomento di cui vorresti che si parlasse di più? Hai un progetto che ti sta a cuore?
Da anni sostengo in ogni modo possibile un’associazione di amici che opera in Bangladesh (scuole per i bambini, sanità e accoglienza per i bimbi abbandonati), vi invito a conoscerla, andate e vedere il loro sito www.filodijuta.it

MilanoNera ringrazia Marco Vichi per la disponibilità

Mirko Giacchetti

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