La presidente – Alicia Gimenez- Bartlett



Alicia Gimenez- Bartlett
La presidente
Sellerio
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Non ha certo bisogno di presentazioni la scrittrice Alicia Gimenez-Bartlett che dopo aver conquistato milioni di lettori con ispettrice Pedra Delicado, suo iconico personaggio che indaga tra le Ramblas di Barcellona, in questo nuovo romanzo ci porta a Valencia, terza città della Spagna, teatro di cambiamenti epocali e corruttele, con di fiumi di denaro che quei cambiamenti hanno reso possibile, come racconterà uno dei personaggi chiavi:“Tra tutti quanti montavano dei circhi che non hai idea, ai tempi, e li presentavano all’opinione pubblica come innovazioni e opportunità fantastiche per il territorio. Eventi colossali che avrebbero diffuso l’immagine di Valencia nel mondo: il campionato mondiale di Formula 1, la settimana dell’alta moda, la Fiera campionaria internazionale, e infine la cosa più mirabolante di tutte: la visita del papa. La quantità di milioni di euro di tangenti che si sono presi gli uni e gli altri è impressionante.”  

Ed è qui, in questo contesto, che nel commissario di Russafa facciamo la conoscenza di due nuove ispettrici, Berta e Marta. Fresche di Accademia da dove sono uscite col massimo dei voti. Le sorelle Miralles, trentadue anni Berta e trenta Marta, vivono lontano dalla fattoria dei genitori spersa nella campagna spagnola dove hanno lasciato anche un fratello, impegnato in una relazione complicata con una piacente ragazza che parla di sesso strano. Legatissime quanto diverse  -Berta provata dalla vita è molto riflessiva, Marta invece è diretta e spavalda oltre che una bon viveur-  non faticano a intuire di essere finite in un complotto più grande di loro, che prende l’abbrivio dall’omicidio in un  lussuosissimo hotel di Madrid di Vita Castellá. Già presidente della Comunità Valenciana, donna potentissima, amata e detestata con la stessa intensità da chi ne ha avuto benefici e da chi invece è stato abbandonato al proprio destino quando i frutti avvelenati della stagione di corruzione sono venuti fuori, Vita Castellà ha anche lei i suoi segreti.

“Si sentiva in colpa. Era consapevole che sotto l’amministrazione del suo partito la Comunità Valenciana si era trasformata, perdonatemi la volgarità, in un vero e proprio bordello. Favoritismi, appalti truccati, mazzette, finanziamenti illeciti, grandi eventi che consentivano un flusso continuo di enormi somme di denaro pubblico nelle casse del partito o su conti privati… E quello stronzo che si era intascato i fondi per gli aiuti al Terzo mondo! Doveva esserci dell’altro, cose spaventose alle quali lei non osava nemmeno pensare. Un giorno in cui aveva esagerato un po’ col whisky mi disse: «A volte nel passato di una persona ci sono macchie che non si potranno mai lavare», e si mise a piangere. Vita Castellá che piange, ve lo immaginate?”

L’omicidio non ha avuto testimoni ed è avvenuto alla vigilia della sua deposizione al processo dell’ex pupillo, Ricardo Arnau, che ha motivo di avercela a morte con lei e la incolpa del suicidio della seconda, amatissima moglie. E che la presidente sia stata avvelenata con un caffè al cianuro non ci sono dubbi, ma il ministro dell’Interno in persona impone ai sottoposti che la morte della presidente venga fatta passare sotto silenzio, meglio simulare un attacco cardiaco, anche se servirà un’inchiesta di facciata per tacitare l’opinione pubblica e la stampa. Da quest’accordo di potere la scelta ricade su Berta e Marta, ispettrici alle prime armi, a cui viene affidata la loro primissima indagine, confidando sul fatto che l’inesperienza giocherà a loro svantaggio e non faranno danni. Indagine pilotata e opinione pubblica tacitata, così viene ordinato al commissario, ma va da sé, e non potrebbe essere altrimenti e i lettori scafati lo intuiscono fin dalle prime pagine, che Marta e Berta non se ne staranno con le mani in mano rinchiuse nello stanzino che viene loro dato in commissariato. Al contrario, e indagando in questo e in quel posto di una moderna e Spagna tutta da conoscere e scoprire, grazie agli input che arriveranno da Boro, factotum della presidente a cui era molto legato anche per le sue affinità personali, scoperchieranno i coperchi delle nefandezze proprie di ogni potere corrotto. 

“Anche questa indagine è fuori da ogni regola. Siete sicure di non volerci pensare? L’offerta che vi faccio è questa: io vi aiuto raccontandovi quel poco che so, voi portate avanti le vostre ricerche, e se trovate delle prove decisive e ritenete che la mia testimonianza possa essere utile, mi impegno a presentarmi in tribunale. Anch’io voglio che il colpevole paghi, ma non ho intenzione di pagare io.”

Così, dice loro Boro, il cui vero nome è Salvador Badía. Ed ancora: “Sono stato io a trovare il corpo di Vita. Le ho toccato la mano, era fredda, di quel freddo che solo la morte può dare. Aveva gli occhi vitrei, semiaperti. La pelle giallognola, come di cera. Hai mai visto un animale morto? Ne hai mai osservato uno veramente? Se ne sta buttato là, non respira, non vive, è una cosa.”

Le sorelle, che inizialmente non si fidano, accetteranno il suo aiuto per venire a capo del mistero, ma dovranno agire in incognito, contravvenendo ad ogni etica professionale e svenandosi in proprio per pagare tutte le spese, anche quella in trasferta, in un susseguirsi di eventi in crescendo che dipaneranno uno scenario fin troppo risaputo.

Scrittura accattivante, accurate descrizioni delle dinamiche di sviluppo economico della Spagna di oggi e personaggi con cui si entra in empatia, in particolare Berta e Marta, le due sorelle, e Boro, rendono la lettura piacevole e non priva di umorismo che stempera la tensione narrativa, senza per questo annacquare il plot che, come ci ha abituati l’autrice spagnola, richiama e afferma in più passaggi i diritti propri che spettano ad ogni creatura umana.

Roberto Mistretta

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