Fuoco – Enrico Pandiani



Enrico Pandiani
Fuoco
Rizzoli
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Il passato, quello che sembra appartenere ad un’altra vita, quello fatto di cose remote e spesso dimenticate, che lasci chiuse dentro una scatola nel garage dei tuoi ricordi, qualche volta può ripresentarsi. Improvvisamente, con freddezza e crudeltà, quel passato torna e rompe in maniera prepotente la quotidianità a cui ci si è abituati. 

Accade a Torino, ai quattro protagonisti del nuovo romanzo di Pandiani, Fuoco edito per Nero Rizzoli, ognuno affaccendato nelle proprie attività quotidiane, a loro agio, in una città baciata dal sole estivo e le attività che provano a tornare alla normalità dopo la pandemia; sono quattro persone comuni, due uomini e due donne. Ventura ha un ristorante, Abdel, l’algerino, ha aperto un’officina di auto d’epoca, Sanda, origini malgasce è socia di una palestra di arti e poi c’è Victoria, alsaziana, infermiera con una figlia. La loro quotidianità è distrutta dall’ingresso nella loro vita di un uomo che si fa chiamare Numero Uno. A differenza del fumetto di Alan Frod (Numero Uno era il “grande vecchio” sulla sedia a rotelle, colui che aveva creato il gruppo TNT sfruttando le sue conoscenze) Numero Uno è in buona salute ed elegante; un uomo misterioso che riporta con prepotenza nelle loro vite il passato che ognuno di loro aveva chiuso nel dimenticatoio. Rischiare le loro vite per salvare il loro presente. I quattro si troveranno di fronte a delle scelte difficili, profonde che rischieranno di stravolgere i loro rapporti familiari e sociali. Pandiani prende così ogni personaggio e lo mette di fronte alla sua scatola dei ricordi, facendoli tornare, come un bravo psicologo, ai loro anni bui, al loro passato facendo raccontare le motivazioni che li hanno spinti a fuggire. 

Emerge, cosi, lentamente, un quadro preciso di ogni protagonista della storia, il lettore inizia a conoscerli a fondo, inizia a conoscere le caratteristiche di Max Ventura, di Abdel, di Sanda e Vittoria rendendosi conto che, presi singolarmente hanno storie diverse, ma che insieme loro quattro sono una squadra. Una squadra di sopravvissuti che si è formata casualmente, tenuta insieme dall’amicizia, dalla sopravvivenza, ma soprattutto dalla solidarietà. È questo l’elemento che Pandiani fa emergere dalla descrizione di ognuno dei personaggi protagonisti della storia; non sono super eroi, non hanno super poteri, ma hanno qualcosa di speciale che li accomuna. Il senso della fratellanza, il senso della solidarietà con l’altro e della protezione reciproca, tipico di chi ha convissuto e condiviso esperienze dure e forti. La loro storia è legata ad una fuga disperata ed inattesa, fatta di rischi e stenti, di una stabilità nuova cercata, voluta e finalmente trovata. Ma la fragilità di questa nuova normalità è avvolta esclusivamente al loro senso di reciproco aiuto, reciproca copertura e solidarietà. Tutto nelle loro vite fila liscio fino all’ingresso nella scena di Numero Uno. Da qui il romanzo, in una sorta di climax ascendente, aumenta il ritmo, alterna l’azione ai flash back, riscostruisce una storia torbida, fatta di sfruttamento, di speculazione, indaga le sofisticazioni farmaceutiche, che fanno vittime nei paesi in via di sviluppo, ponendo l’accento su come i poveri siano sempre più cavie preziose per i nuovi ricchi.  

Il lettore si trova calato nelle vie di Torino, sulle montagne che segnano i confini con la Francia, accanto ai nostri non eroi, provando simpatie per Max (la mente) o per Sanda (abile nella lotta), lasciando da parte il giudizio sul loro passato, ma seguendo il Fuoco che si accende nei loro occhi ogni volta che la parola Libertà risuona tra di loro. 

Dopo la indimenticabile serie Les Italiens, Pandiani fa esordire una nuova squadra di investigazione e lo fa con la solita maestria, guidando il lettore alla scoperta dei personaggi e delle loro storie personali, coinvolgendolo nel ritmo adrenalinico dell’azione e ribaltando immediatamente questa adrenalina con un cambio d registro netto attraverso i pensieri e i momenti di intimità di uno o dell’altro personaggio. La speranza, al termine della lettura, è solo quella di ritrovarsi presto coinvolti nella lettura di un nuovo caso per questa squadra che tutto sommato è una vera famiglia.

Mauro Grossi

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