La collezione Sabot/age curata da Massimo Carlotto ci propone un romanzo indovinato e di straordinaria attualità logistica. L’autore, Carlo Mazza, al suo esordio letterario, costruisce un intreccio giallo complesso ma ben strutturato, con stacchi articolati e giuste pause calibrate, che valorizzano la trama. Due i protagonisti: il cattivo, l’avvocato Spadaro, e il buono, il capitano dei carabinieri Bosdaves al comando della compagnia di Bari Carrassi, affiancati da molti comprimari che s’inseriscono con misura nel contesto generale. Evidenziate in primo piano l’inevitabile caduta dell’avvocato Spadaro, uomo arrivato, ma avido e fossilizzato nei compromessi, costretto a mettersi in discussione per sete di potere, e una forma di rinascita invece per il capitano, l’ufficiale dei carabinieri che un legame matrimoniale in discussione ha portato anche alla difficoltà di confrontarsi con il lavoro. Il romanzo, senza pretesa di porsi a esempio edificante o fare scuola, racconta le brutture e i compromessi moralistici di un certo ceto e ambiente meridionale che, accampando mere giustificazioni campanilistiche, si ritiene al di là del bene e del male. Affresco disincantato di questa nostra epoca. Bene e male sono puramente funzionali per chi voglia fruirne senza reali opposizioni, ma Mazza fa emergere la netta differenza tra i lupi, le bande in caccia di potere e di possesso e gli agnelli, le persone normali che, confrontandosi giornalmente alla realtà cercano di garantirsi il necessario, ignorando il superfluo. Tra questi secondi, il nostro Bosdaves, provvisoriamente in parcheggio come eroe e più afflitto da problemi affettivi ed esistenziali che dal suo incarico. Uno strano delitto, la morte di un professore emerito che stenta a trovare logica spiegazione, mette l’intera città in fibrillazione. Chi ha ucciso e perché? Un errore fatale? Certo è qualcosa che rischia di scoperchiare la pentola dove bollivano gli intrugli di troppi stregoni? Banche, politica, malversazione legata a cattiva sanità e corrotta dalla malavita. Ma il capitano Bosdaves ha la fortuna dalla sua, rappresentata da Martina, un’amica giornalista che saprà anche restituirgli il gusto per la vita e il suo tenente Sallustio, con le sue incrollabili regole di lavoro. Le indagini, a dire il vero, sono facilitate dagli errori di chi ha mani in pasta con i delitti, quasi che il male stesso mirasse all’espiazione. La catena si spezza, la coltre vischiosa si schiude, e dilagando come un fiume in piena, ne viene fuori a detta di Mazza: una mezza Treccani del malaffare … Esposizione chiara e realistica, che ci mostra la forza e la debolezza di certi nuclei di potere minati dall’eccesso che può condurre all’autodistruzione.
Lupi di fronte al mare
patrizia debicke