La ragazza della nave



Arnaldur Indridason
La ragazza della nave
Guanda
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Nel 1940, con la guerra che ormai ha coinvolto anche tutta la Scandinavia, l’Islanda stato neutrale, riesce a far rientrare in patria i suoi cittadini che si trovavano all’estero per studio o per lavoro. Una ragazza, una giovane infermiera, aspetta invano, tra la folla di connazionali in partenza nel porto naturale di Petsamo, città nel nord della Finlandia, Osavaldur il suo fidanzato che avrebbe dovuto raggiungerla da Copenaghen. Dovevano imbarcarsi insieme su l’Esja, un piroscafo passeggeri che ha avuto l’autorizzazione tedesca a rimpatriare gli islandesi per fuggire dalla guerra. Il romanzo comincia proprio con la storia di questa ragazza, della quale non si saprà il nome, fino a pochi capitoli dalla fine, ma Osvaldur non arriverà in tempo e la nave salperà senza di lui. Lei teme che abbia fatto qualche imprudenza e sia stato catturato dai nazisti e, durante il suo lungo e angosciante viaggio, pieno di incontri e di fatti drammatici, cercherà di scoprire il perché della sua sparizione. Le notizie sulla sua sorte, sollecitate presso i tedeschi in Finlandia dal capitano dell’Esja, confermeranno che Osvaldur è prigioniero dei nazisti.                                                                                              Tre anni dopo, nella primavera del 1943 con Reykjavik passata dall’occupazione dalle truppe britanniche a quelle americane, mentre la forzata convivenza tra i tanti soldati alleati e una parte della popolazione è spessa causa di contrasti e tensioni, la scoperta del corpo di un uomo annegato, riportato a riva dalla corrente scatena preoccupazione tra gli islandesi. Le indagini vengono affidate a Flóvent, agente della polizia locale pieno di buona volontà ma che deve ancora sbattersi come un dannato per farsi ascoltare. Contemporaneamente però un giovanotto che indossa la divisa americana è rimasto vittima di una selvaggia e mortale aggressione poco lontano dal Piccadilly, bar malfamato dove gira alcol, c’è traffico di droga, prostituzione e dove di può comprare ogni genere di merce di contrabbando. E, visto che nessun americano manca all’appello, si pensa che la vittima potrebbe essere islandese per cui toccherà a Flóvent accollarsi la relativa indagine. Tuttavia viste le probabili implicazioni del caso, anche stavolta, come già era accaduto due anni prima nel romanzo Il commesso viaggiatore, le autorità alleate gli affiancheranno il giovane Thorson, un bravo canadese di origini islandesi, agente della polizia militare che avrà il compito di aiutarlo negli interrogatori, controllando che non compia passi falsi. Ma anche Elly, una giovane donna che frequentava regolarmente i militari, anzi gli ufficiali americani, è scomparsa. C’è un legame tra tutti questi casi? Non basta, per ricostruire tutte le cause della morte dell’annegato, forse si dovrà risalire a quanto accaduto tre anni prima, all’epoca della traversata dell’Esja. Insomma con una doppia, tripla e addirittura quadrupla indagine, Flóvent e Thorson si troveranno invischiati in una storia che si muove tra presente e passato, costretti a mettere in gioco la pelle, seguendo piste rischiose e contraddittorie che vedono ufficiali corrotti, Gestapo, pericolosi delinquenti da strada in un clima di gelosie, vendette e violenze, degli anni più bui della storia d’Islanda. Il romanzo mischia, alternandole quasi capitolo per capitolo vicende e indagini completamente diverse, avvenute in tempi diversi. Quella della navigazione verso l’Islanda dell’Esja del 1940 e le indagini del 1943 per scoprire l’assassino del giovanotto del Piccadilly e cercare di ritrovare Elly.
In La ragazza della nave,  Indridason, con la sua fedele ricostruzione storica politica, offre ai lettori una buona trama in cui narrazione e psicologia s’incontrano e si sfidano in una valutazione sottilmente critica e senza sterili infiorettature di quella che fu l’Islanda durante l’occupazione anglo americana.

 

 

Patrizia Debicke

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