Ben Pastor appartiene alla categorie di autrici che potremmo definire “seriali”.
Tra il 2001 e il 2006, infatti, la scrittrice statunitense nata a Roma ha pubblicato, nel nostro paese (con una diversa casa editrice), ben sei libri che vedevano, nel ruolo di protagonista centrale e indiscusso, Martin Bora, un ufficiale della Wehrmacht.
A questi, a dimostrazione di una capacità produttiva impressionante, la nostra ha anche aggiunto due gialli di matrice mitteleuropea, “I Misteri di Praga” e “La camera dello scirocco”, in omaggio a Kafka e Roth.
Laureata in lettere con indirizzo archeologico e insegnante universitaria di Lettere sociali, la Pastor, vincitrice nel 2006 del premio Saturno d’oro come migliore scrittrice di romanzi storici, propone ora al suo pubblico il seguito de “Il ladro d’acqua”.
L’ambientazione storica è quella dell’impero romano del IV secolo dopo Cristo.
Anche in questa serie, come nella precedente, una figura si erge predominante sul contesto della vicenda: lo storico, biografo e investigatore trentenne Elio Sparziano.
Il protagonista, originario della Pannonia, è impegnato, su mandato di Diocleziano, nella biografia su Settimio Severo (mentre nel precedente primo episodio doveva occuparsi di Adriano) e si ritrova ad indagare sulla morte, resurrezione ad opera di un certo Agnus (la voce del fuoco di cui al titolo) e nuova morte (per omicidio) di un costruttore di mattoni, tale Marco Lupo. Alla sua morte si aggiungeranno anche quella di un giudice e di alcuni cristiani accusati della morte dello stesso.
Nel corso delle sue doppie indagini, Sparziano si ritrova a spostarsi attraverso gran parte dell’impero, dalla Belgica Prima (le attuali Francia e Germania), all’Italia settentrionale, fino all’est europeo di cui, peraltro, è originario.
Il tutto con la mente, e soprattutto il cuore, impegnato a sciogliere i dubbi in merito al suo amore per l’egiziana Anubina, da lui stesso riscattata in un bordello.
Saranno i prossimi episodi della serie a dirci cosa ne sarà del rapporto tra i due, mentre il mistero in ordine al fatto di sangue legato alla voce del fuoco troverà soluzione in questo romanzo, forse più attento alla descrizione storica e alle considerazioni morali del biografo che non agli aspetti di mistero che ci si potrebbe attendere in un giallo.
Un’opera, quella della Pastor, che gronda cultura.
Grondasse anche di un poco di suspance in più, non sarebbe propriamente un difetto.