La rivoluzione della luna



Andrea Camilleri
La rivoluzione della luna
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Nel 1677, alla morte del Viceré di Spagna in Sicilia, don Angel Guzmán, le cronologie riportano un periodo di vacatio durato 27 giorni. Prima che a succedergli fosse il cardinale Luis Fernando de Portocarrero, a tenere le redini del governatorato iberico nell’isola fu una donna: Eleonora de Moura, vedova di don Angel. Un regno pro tempore brevissimo, ma sufficiente a imporre nella realtà sicula una serie di cambiamenti sociali che non sarebbero mai stati cancellati nel futuro. Una regnante più che illuminata Eleonora. Oggi diremmo riformista, ma forse solo il breve giro dell’orologio concessole impedisce di definire la sua azione politica come rivoluzionaria. Sulla base di questa virgola storica Andrea Camilleri ha cucito un romanzo di una bellezza letteraria difficilmente individuabile nella carriera narrativa d’alto profilo dello stesso scrittore. La rivoluzione della luna (l’autore non ha avuto timore di utilizzare il termine, addirittura nel titolo) rientra nel filone storico degli scritti di Camilleri che, con le avventure del commissario Montalbano e le incursioni nel regno del fantastico (o irrealismo magico potremmo dire?) compone il corpus letterario di questo scrittore che, tempo una ventina d’anni dalla sua morte, verrà ufficialmente dichiarato uno dei più grandi romanzieri che il nostro suol patrio si vanterà di aver prodotto. La bellezza de La rivoluzione della luna riposa tanto nell’impianto narrativo quanto nella personalizzazione del romanzo stesso. Nel primo, l’intreccio tra il consueto siciliano aromatizzato e il nuovo spagnolo rinfrescato italiano è il canovaccio musicale perfetto per raccontare furberie, vendette, crimini, strategie, delitti, imposture per ogni pancia da saziare. Nobili animi, gentiluomini, pavidi, figli del male protetti dall’ombra della croce, vittime inermi, borghesi anonimi, autentici criminali si incontrano-scontrano come marionette in un teatrino all’aperto, animati od offesi dall’anomalia che sta sconvolgendo la Sicilia intera: essere guidati da una donna. Anzi, da una femmina. E in questo magma improvviso si erge lei, donna Eleonora. Bellissima come mai nessuna donna è stata bellissima. Ma soprattutto portatrice di un’elevata intelligenza politico-amministrativa e di una freddezza d’azione tattica messe al servizio di un’etica rivoluzionaria destinata a fare breccia nella tradizione di abitudini omertose e privilegi secolari dentro cui nobili ed ecclesiastici pascevano le proprie esistenze. Lei, aiutata solo dal protomedico don Serafino, risolleva la condizione delle donne orfane, dimezza il prezzo del pane, fa fuori un intero Sacro Regio Consiglio che aveva in mano il governo dell’isola. E intraprende una guerra personale col vescovo Turro Mendoza, il più porco tra i porci, che reagisce con le note vaticane che da millenni conosciamo: accuse di patteggiamento col diavolo, chiamata a raccolta di vecchie fanatiche salmodianti, processioni per lavare l’onta blasfemica. Il duello è tutto da godere. E la posizione di lettore è pura vita goduta.

Corrado Ori Tanzi

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