Marcello Simoni, autore imperdibile per chi ama i thriller storici, ritorna ai suoi lettori una nuova avventura, la quarta per amor della precisione, con come protagonista il suo Vitale Federici, lo sfortunato cadetto di una casata estinta, i Montefeltro, esiliato dalla sua terra d’origine, già protagonista di altre avventure nell’Italia del Settecento, costretto stavolta a indagare su un delitto all’apparenza inspiegabile e inrisolvibile, ambientato poco prima di Natale del 1793 nel castello dei Colli Fiorentini. di proprietà dei Baroni Calendimarca tra i nobili più ricchi e influenti del Granducato. Un’ imponente magione edificata sulle rovine di un’antica abbazia benedettina.
Ma per spiegare meglio come e perché bisogna tornare al primo dicembre quando, dopo una fredda notte decembrina, i terreni della vasta proprietà che si stendeva attorno al castello di Calendimarca erano stati coperti da una precoce nevicata e Cecco dell’Otre, maestro vignaiolo e fattore del barone, aveva fatto una macabra scoperta: il cadavere di un uomo, avvolto dai tralci di vite. Non solo un inspiegabile delitto , ma anche un’offesa per il casato.
Oltre alla macabra circostanza della morte, infatti, ciò che poi più preoccuperà il barone sarà  l’identità della vittima, un sensale di sua fiducia, Giovanni Villafranchi. Un agente di commercio al suo servizio, scomparso mesi prima, e al quale aveva affidato l’arduo compito del disbrigo delle vendite oltralpe. Compito che richiedeva estrema prudenza e discrezione con il Granducato attualmente in guerra con la Francia.
Ragion per cui il barone, su consiglio dei Padri scolopi fiorentini, aveva deciso di evitare l’intervento delle milizie del Buon Governo e, per non danneggiare la reputazione della famiglia,  di affrontare invece il caso scrivendo con discrezione una lettera a Vitale Federici, rispettato e noto investigatore, sollecitando una sua indagine privata. Federici infatti oltre a chiarire un delitto a Urbino, in seguito, mentre frequentava il Collegio Romano, aveva risolto per il principe Doria Pamphilj una brutta storia legata a Cagliostro e infine due anni prima aveva offerto prezioso aiuto all’Inquisitore Rosso di Venezia. Insomma aveva già  affrontato e sbrogliato con successo più casi di omicidio, giostrando abilmente tra complotti, intrighi e trappole mortali, grazie alla sua intelligenza e al suo eccezionale spirito di osservazione.
Vitale Federici dunque, con il pretesto di un invito natalizio al castello, arriverà  in carrozza il diciotto dicembre in compagnia di un ragazzo, suo discepolo, Bernardo della Vipera , occhialuto e sveglio primogenito del famoso conte, educato all’arte della guerra, che aveva contribuito all’allontanamento della flotta inglese da Livorno e proprio da lui affidatogli.
Ma dopo aver incontrato il suo anfitrione e aver accettato l’incarico, ripromettendosi di studiare a fondo e al più presto il nutrito carteggio scambiato dal barone con il suo sensale, si troverà la sera stessa a rischiare la vita, avvelenato a tavola con il famoso vino dei Calendimarca .Â
Salvato, quasi per miracolo, dal medico di famiglia, Morieno Santacroce, il physicus di corte ovverosia il terapeuta del barone, una specie di stralunato stregone e ripresi finalmente i sensi dopo tre giorni di deliquio, Federici, non essendo nel pieno delle forze e della lucidità mentale, dovrà chiedere aiuto, appoggiarsi e buttare nella pericolosa mischia il suo allievo. Da quel momento, maestro e allievo spalleggiandosi a vicenda, dovranno impegnarsi a fondo in un’indagine che si presenta come molto intricata e pericolosa e tentare di risolverla.Â
La faccenda si complica ulteriormente e l’indagine presenta diverse sfaccettature . L’ acuta mente di Vitale Federici verrà messa a dura prova mentre si addentra sempre di più nei segreti della famiglia, e non saranno solo quei segreti a non farlo dormire.  Nel castello infatti , si è ritrovato di fronte alla sua vecchia fiamma dei tempi di Urbino, pronta ad attaccarlo verbalmente, a stuzzicarlo con l’intento di  risvegliare in lui la passione che credeva ormai dimenticata . Bella e focosa! Come controllarsi e avere la testa lucida? Non sarà facile.
Ciò nondimeno Vitale Federici e Bernardo della Vipera, benché soli contro tutti, riusciranno ad andare a fondo in un delitto.
Riusciranno i nostri due, pur scoperti l’intento e l’identità dell’assassino, a fare piena luce sul caso, o dovrà restare uno segreto e indecifrabile mistero? Perché troppo spesso, si sa, la  verità non è cosa ben accetta e talvolta pare meglio lasciarla nella grotta di Platone a far compagnia alle ombre.
Le illustrazioni presenti, tutte per mano dell’autore, arricchiscono il libro e gli regalano indiscutibile pathos.
Un romanzo “La taverna degli assassini” che oltre a offrire una trama che, spaziando tra vini, cultura e mistero ci introduce in un’ epoca storica meno conosciuta e ci offre un’ interessante spolverata sui controversi e difficili rapporti tra Granducato e Repubblica rivoluzionaria francese di quegli anni.
Argomento che preoccupava  il governo e la nobiltà  e accendeva e teneva ben vive aspre e partigiane discussioni nei salotti toscani.  In un granducato che pur avendo optato per la neutralità riuscendo in parte a barcamenarsi con abilità degna di un giocoliere, non riuscì non per sua colpa e per sempre e tenersi completamente a tenersi alla larga della longa manu di Bonaparte.Â
La taverna degli assassini – Marcello Simoni
Patrizia Debicke