Gerolamo De Michele – Le cose innominabili



Gerolamo De Michele
Gerolamo De Michele
Rizzoli
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Le cose innominabili di una città dal futuro incerto.
Gerolamo De Michele, il mondo dei vinti e i disastri dell’ambiente
Più che mai d’attualità il nuovo libro di Gerolamo De Michele “Le cose innominabili” (Nero, Rizzoli). Infatti gli universi che l’autore racconta in questo noir, duro e a tratti impietoso, ci appaiono come un segnale, un avvertimento. L’ex Ilva, di cui in questi giorni tanto si parla, ci riconduce al romanzo di De Michele, dove anche il sole sembra essere qualcosa di surreale, quando la pioggia bagna Taranto, con il mare grosso e il vento in faccia. E si capisce che sta di nuovo cambiando il tempo sotto l’ombra dell’acciaieria che tutti vogliono e nessuno guarisce. Quella che probabilmente si chiamerà ex Arcelor Mittal, dopo essere stata per qualche mese ex Ilva ma che per tutti, a Tarnato è ancora l’Italsider.
Dunque De Michele affronta in questo noir, i grandi temi del nostro tempo, di una zona che conosce a memoria: lo fa bene, con l’intensità della scrittura che include anche la voglia di giustizia tra identità etnica, catastrofe ambientale, inquinamento. Attraverso una delle protagoniste, Emma Battaglia, il noir riesce a raccontare le più vive contraddizioni della realtà, alternando la durezza tipica del genere quando narra di un Sud che non può avere redenzione. Emma (come De Michele) Taranto la porta dentro, fa parte del suo sangue. Emma soffre di un male che ha deciso di chiamare la Bestia, che la porta a vedere il mondo in modo diverso: non solo i ragazzi del liceo in cui insegna o i bambini ai quali nel tempo libero fa da maestra per evitare che imparino solo dalla strada, ma il potere criminale che ruota attorno alla fabbrica. Osserva e intuisce il caos in cui vive Taranto, teatro di scontri di gruppi della criminalità organizzata (perché c’è chi ha speculato sulle disgrazie del colosso inquinante) e la misteriosa morte di un commercialista con molte entrature nelle stanze del potere. Emma si ritrova ad essere testimone di un terremoto che coinvolge un po’ tutti, sbirri che dovrebbero assicurare i delinquenti alla giustizia, testimoni che vedono e non dicono e nella Taranto dei veleni, la polvere spesso confonde, attutisce, distorce. Ci sono anche il calcio, la musica, centravanti mitici che De Michele ricorda come eroi di una città quasi perduta.
In questo romanzo (bello) di De Michele realtà e giustizia proprio non coincidono, non c’è salvezza nella Taranto di cui tanto si parla in questo periodo, la catastrofe ambientale vale molto di più della vita di tante persone. Il romanzo è una danza macabra: l’acciaieria più grande d’Europa, cassaforte di futuro per migliaia di operai di mezza Puglia è preda di interessi loschi e inquietanti. De Michele non fa sconti, racconta, coinvolge, ci lascia l’amaro in bocca, tra fuliggine e polveri sottili. La città è emblema di una storia operaia ribelle finita all’angolo. Ci sono ora le bande criminali e un futuro che sembra senza avvenire.  

                                                                    

Mauro Molinaroli

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