Hope è un ameno paesino dell’Arkansas rurale dove tutti si conoscono, frequentano la parrocchia, si scambiano visite di cortesia e festeggiano con grigliate le ricorrenze del calendario. Un nido protettivo per i suoi abitanti, che soffoca però gli spiriti liberi, desiderosi di volare via verso un futuro che non sia solo università-posto fisso e famiglia.
Trinity McKenzie è un’adolescente all’ultimo anno di superiori e sta per lasciare il rassicurante focolare domestico. Figlia del capo della polizia locale, sogna un futuro da giornalista impegnata e – nell’immediato – l’accesso a un corso di laurea in letteratura presso un’università il più possibile lontana dall’Arkansas.
Ma il suo piccolo mondo perfetto e noioso viene scosso da una serie di tragici omicidi, una catena di violenza inaudita che ben presto convince gli inquirenti circa l’esistenza di un serial killer che sta prendendo di mira ragazze particolarmente talentuose. Il misterioso assassino le uccide e asporta parti del loro corpo, corrispondenti al “talento che le caratterizza”: le mani di una pianista, le gambe di una danzatrice di belle speranze.
Si scatena il clamore mediatico sulla cittadina di provincia, che assurge agli onori della cronaca nera: giornalisti, servizi televisivi, interviste agli amici diventano il pane quotidiano per gli abitanti di Hope, stretti tra il timore per l’incolumità delle proprie figlie e il desiderio di notorietà che spesso spinge i protagonisti del dramma oltre i limiti consentiti del buon gusto e del rispetto per la privacy delle vittime.
Nulla di inconsueto, insomma.
Trinity è amica delle vittime e inizia così a indagare discretamente, grazie anche alla possibilità di avere costanti aggiornamento da parte di suo padre. La sua diventa una ricerca parallela della verità, che la porta a confrontarsi con il ricordo delle vittime e con il profilo dell’assassino che riesce a tracciare.
L’indagine si trasforma in un viaggio interiore nelle proprie ossessioni e debolezze che condurrà Trinity a dubitare non solo di avere realmente conosciuto le ragazze mutilate ma anche a mettere in discussione le proprie emozioni, i desideri inespressi e – in ultima analisi – quel nucleo profondo della sua personalità di cui scoprirà aspetti poco cristallini.
Valentina Camerini, già autrice per bambini e ragazzi, con questo libro ha saputo costruire un thriller per young adult molto piacevole, dove si ritrovano tutti gli elementi classici del romanzo investigativo ad alta tensione, con un finale spiazzante e ingegnoso. Non solo: ha tratteggiato abilmente una protagonista realistica, un’adolescente complessa, tenera e forte, con cui di sicuro i ragazzi potranno identificarsi, mettendo a nudo le proprie ansie e le contraddizioni di cui è disseminato il tortuoso cammino verso l’età adulta.
Il libro in una citazione
“A Hope la paura era arrivata strisciando, insinuandosi lentamente negli animi delle persone, trovando posto accanto al dolore e all’incredulità. La gente imparò a condividere il dolore, la paura restò qualcosa di intimo e privato: una morsa che stringe lo stomaco, l’ansia di tua madre che la sera aspetta che torni, fissando l’orologio e contando i minuti. Le cose cominciarono a cambiare, dopo il funerale, per tutti”.