L’eretico



Carlo A. Martigli
L’eretico
longanesi
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Un’intrigante e spregiudicata rivisitazione dei Vangeli per bocca di una bella e giovane straniera, accompagnata da un anziano monaco e venuta da molto lontano, addirittura dal Tibet, fa da filo conduttore della trama di questo ritorno sulle scene di Carlo A. Martigli con il suo romanzo L’eretico. Non solo filo conduttore, tuttavia. Perché i due stranieri portano anche il testo scritto di quanto narrato a voce che, con le sue rivelazioni, sarebbe in grado di sovvertire storia, religione e rapporti tra Oriente e Occidente, tra il pontificato romano in mano al Borgia e Costantinopoli, dominata dall’aperta, ma sanguinaria supremazia del sultano  Beyezid  Secondo. Ma questo sacro testo, che suscita gravi timori, si scontra con giochi di potere, si fa ambita posta in palio e provoca un duello pericoloso tra Alessandro VII e il cardinale Giovanni de’ Medici, figlio del Magnifico. Ritorna e domina l’idea, la splendida intuizione di Pico della Mirandola già contesa e combattuta ferocemente in 999, L’ultimo custode e, con questa idea, i suoi più fedeli compagni di avventure e sostenitori, il templare Ferruccio de’ Mola e la bella Leonora, diventata sua moglie. Verranno coinvolti in un’avventura che sembra andare al di là della comprensione umana, dove gli interessi personali fanno da padrone e sembrano poter prevaricare un impossibile sogno di pace e fratellanza… Il sequestro di Leonora costringe Ferruccio a sottostare a un ricatto. Suo malgrado intraprenderà un viaggio da Firenze, schiava del furioso rigore religioso del Savonarola, per raggiungere Roma e spianare il cammino ai due stranieri in arrivo da Costantinopoli. In una Roma quattrocentesca, fosca e sotto l’egida dei Borgia, districandosi tra turpitudini, delitti, orge e baccanali della sfrenata corte pontificia, in compagnia di un insolito Leonardo da Vinci e con l’appoggio del principe Fabrizio Colonna,  Ferruccio de Mola dovrà affrontare anche coloro che crede amici per proteggere i due stranieri illuminati, il loro verbo e portare avanti la sua missione. Ma a Roma tutti coloro, che dovrebbero farsi guida del popolo cristiano, non sono ancora pronti a rinunciare al perverso dominio dell’autorità temporale e ad accettare il dono del vero significato di essenza divina.

patrizia debicke

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