Nuovo approdo in libreria per Marcello Simoni con L’enigma dell’abate nero, terza e molto intrigante puntata della sua Secretum Saga. Una storia veloce, spregiudicata ma che non si fa certo mancare colti e curatissimi riferimenti storici e una perfetta ricostruzione ambientale. Ambientata nel Quattrocento, vede come protagonista Tigrinus (eroe di professione e ladro per scelta) che deve il suo nome alla tinta bicolore dei capelli: bianco e nero. Fatto misterioso e, per chi ha scelto di fare il suo mestiere, anche abbastanza pericoloso perché lo rende facilmente riconoscibile. Per fortuna il suo secolo non era avaro di mantelli e cappucci con cui celare le chiome. Dunque anche un azzardato ma riuscito patto con il lettore che fa il tifo per lui e un indovinato mix di generi narrativi. Si passa infatti dal gustoso sapore del feuilleton salgariano/dumasiano e quindi cappa e spada, avventure, agguati, complotti e tradimenti, al crogiolarsi aggirandosi per sotterranei, che si rifanno alla letteratura gotica anglosassone, senza mai dimenticare il classico atout finale che esalta la trama gialla, la soluzione del mistero. Estate 1461, Mar Liguria. Messer Angelo Bruni, che già abbiamo incontrato nelle precedenti avventure targate Tigrinus, e che ha ripreso le tradizioni famigliari come mercante navale e all’occorrenza contrabbandiere, abborda come un pirata una galea alla deriva. Il suo scopo è impadronirsi del carico, trasferirlo sul suo brigantino e lasciare poi l’imbarcazione andare alla deriva fino a raggiungere, a Dio piacendo, le rive della Corsica poco lontane. Ma sulla nave si nasconde un nunzio greco, tale Troilo Sophianos proveniente dalla corte di Avignone dove, in veste di spia, ha orecchiato di un mortale complotto ordito ai danni del suo mandante, il celebre cardinale Bessarione. L’alto prelato, da tempo in odore di papato, è un profugo di Costantinopoli ormai caduta in mano dei turchi. Il greco promette ad Angelo Bruni, se l’aiuterà a raggiungere la terraferma e poi la sua meta finale, un lauta ricompensa in oro. Bruni deciso ad approfittare a suo modo della situazione, progetta sì, di andare in soccorso del cardinale, rifugiato come tanti compatrioti a Ravenna, ma nella sua testa bacata è anche già germinato il piano di depredarlo di tutti i suoi beni con l’aiuto del ladro Tigrinus affiancato dal suo inseparabile, minuscolo aiutante, il nano Caco. Ma questa promessa li porterà a dover affrontare tutta un serie di ostacoli. Tigrinus, preso tra troppi fuochi, verrà coinvolto in continui inseguimenti, drammatici arresti e rocambolesche fughe e dovrà far conto su tutte le sue doti e sulla sfortunata generosità del suo piccolo amico per salvarsi la vita. Su tutto e tutti domina misteriosamente impietosa ala oscura dell’Abate Nero. Anche in questa terza avventura, come nelle due precedenti, la trama è legata a un antico testo esoterico, La Tavola Di Smeraldo, attribuito a Ermete Trismegisto. Tra le sue pagine, si diceva, si nascondessero la conoscenza dell’universo, l’antica saggezza della trasmutazione e i segreti del cosmo e della longevità. Pertanto chiunque fosse stato in grado di disporre di tali conoscenze, sarebbe diventato quasi una specie di Dio in grado di fare e disfare ogni cosa. Ritroviamo in L’enigma dell’abate nero, tanti personaggi noti, alcuni veri, altri un omaggio alla fiction ma tutti che, indistintamente, si lasciano guidare dalle ambizioni o dai sentimenti e rappresentano un ottimo specchio del Quattrocento tra Firenze e Ravenna. Un’epoca che non vedeva certo ai vertici del potere mammolette o fiorellini. Anzi un’epoca dura, difficile e crudele dove vigeva sempre la legge del più forte. Tigrinus è imperdibile nel ruolo di ladro – chissà perché mi fa pensare a un misto di Arsene Lupin e Diabolik – sempre impelagato in cacce a tesori nascosti, in rocambolesche fughe per tetti e in viaggi per terra e per mare. In più, come se non bastasse, stavolta è anche alla ricerca di un padre. Sua cugina Bianca invece, tutta ardore, rabbia e seduzione, sembra solo prigioniera di un incontrollabile desiderio di vendetta, ma… Sarà poi così davvero? Insomma a conti fatti nessuno dei personaggio è veramente ciò che appare. Scopriremo possibili retroscena sulla scalata al potere di Cosimo de’ Medici. Scalata che non lo vide mai esporsi in prima linea, ma sempre a manovrare, da accorto burattinaio, gente di sua fiducia. Sia che si trattasse degli affari del Banco di famiglia, dell’espandere i confini dei suoi multinazionali commerci, ecc. ecc. Thriller molto ben calibrato che fa volare il lettore fino alla fine coinvolgendolo in mistero dopo mistero. Cosa si può chiede di più a un thriller storico? Perfettamente centrata l’atmosfera di una Ravenna tardo medievale, affollata fino all’inverosimile da rifugiati in fuga davanti alle galee ottomane. Grazie Marcello, come sempre bravo e a presto!