Lia Celi
Delictum. Una detective nell’antica Roma
Piemme
Siamo nella Repubblica al culmine del suo dominio su terre e mari, fanno la loro comparsata personaggi eminenti: Catone, Catilina, Pompeo, Crasso, Catullo e Lesbia, nientemeno Caio Giulio Cesare con i suoi tria nomina. Niente paura, però, nessuna lezione di storia, solo un bel giallo tra finzione (molta) e realtà (il minimo sindacale), con morti ammazzati, intrighi, tradimenti, magia, caccia alle streghe, persecuzioni di innocenti, indagini.
Tullia, adorata figlia tredicenne (ma a quell’età le ragazze venivano già destinate al matrimonio per alleanze economiche o di potere) di Marco Tullio Cicerone, il più famoso avvocato dell’Urbe e aspirante console, incappa in una brutta storia: nella buona società tutti hanno scheletri nell’armadio. Lucio Crispo chiede aiuto per la moglie accusata di aver avvelenato il figliastro e sicuramente condannata a morte per strangolamento. Inoltre la donna è accusata dal reazionario Catone di far parte della congrega dell’astronoma di Tessaglia Aganice, che studia la Luna ma è accusata di magia e stregoneria, perché una donna intelligente è una che cerca guai (vox populi). Anche Tullia – protofemminista a sua insaputa – cerca guai e indaga con il coetaneo Modesto, di intelligenza vivace e spirito arguto malgrado il nome, più amico che servo, sguardi teneri tra i due.
Un altro avvelenamento sembra complicare le cose, ma la ragazza scova un testimone oculare, anzi due, e ricorre al famoso medico Asclepiade per un’analisi di polizia scientifica che distingue tra dolci chicchi di melograno e baccelli velenosi. Una felice intuizione di Tulliola, sorretta da prove, porta all’assoluzione dell’innocente e alla scoperta del vero colpevole (che naturalmente ripara all’estero – esisteva l’estradizione ai tempi?). Peccato che l’accavallarsi di praenomen, nomen et cognomen dei personaggi rischia di mandare in confusione il lettore. Per il resto, una bella storia gialla che costeggia con discrezione quella più grande. Chi ha fatto o fa il classico tornerà a rivivere gl’incubi dell’aoristo greco.
Da 11 anni