Zugzwang



Bennet
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ponte alle grazie
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San Pietroburgo, 1914. Mentre l’Europa si avvia verso la guerra e il regime zarista è squassato da fermenti politici e sociali, attorno ad un torneo mondiale di scacchi si intrecciano gli intrighi. Coinvolto personalmente nelle vicende di pazienti uno più problematico dell’altro, uno psicanalista ebreo (ma vah?) tenta di salvare se stesso e la figlia, simpatizzante bolscevica. Promette forse un po’ troppo questo libro, più thriller storico che giallo. Molta carne al fuoco – e non tutta freschissima: gli scacchi, la psicanalisi, le ossessioni dell’ebreo, il poliziotto russo – e un intreccio insapore che perde di interesse via via che aumentano la complessità e i personaggi.
Ingombrante e superflua, la storia d’amore – consumata troppo presto rispetto ai tempi narrativi – finisce per impicciare la trama senza nulla aggiungere alla tensione. E la fine è pasticciata e inutile, resa insapore dai troppi colpi di scena e dalle conversioni improvvise di figure mal caratterizzate o superficiali… Peccato, una buona idea, un periodo storico strepitoso, e tutto sprecato malamente.

donatella capizzi

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