Cinquanta sfumature di nero



E. L. James
Cinquanta sfumature di nero
mondadori
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Ne sono consapevole: se errare è umano, insistere, perseverando ciecamente può diventare diabolico. Eppure, complice la maschera veneziana in copertina, che empaticamente ha evocato quella con cui mi presento agli eventi, trascinata dai cartonati e dalle pile in libreria che davano il secondo episodio della saga sadomaso all’acqua di rose nel podio della classifica, ho ceduto. E l’ho fatto trascinandomi alla cassa con un imponente volume dalla copertina grigia. Sui toni antracite, in un layout raffinato ma morboso. Stridente con l’immagine della paciarotta Leonard che imperversa sui tabloid, finendo tra 100 personaggi più influenti del pianeta secondo Time. Ma se sul primo episodio ero stata indulgente, sul sequel dubbi ulteriori si aggiungono ai precedenti. Il grigio, invece di trasformarsi in nero, si annacqua in rosa. Melassa fucsia sulla trama di un Harmony dove non succede assolutamente nulla. Al di là di rapporti in ogni dove e degli iterati giuramenti di amore eterno da parte della coppia protagonista. La saga delle acrobazie sessuali del giovane e tormentato miliardario Christian Grey con l’innocente studentessa Anastasia Steele, che per amore si trasforma in regina del bondage, diventa una sagra popolare con il corollario di stilemi correlati. Fino all’acme, configurato in un trionfo di salsiccia e pecorina. La trama inizia nell’esatto punto in cui si era concluso l’episodio precedente. Lui richiama Anastasia, riottosa per la sculacciata inferta, dopo qualche giorno di sofferenza per entrambi. La riconciliazione è immediata: i due si scoprono incapaci di vivere senza l’altro, lasciando presagire dopo poche pagine un happy end precursore di quello che accadrà nel rosso. Anastasia, nonostante il nome da eroina russa, si riconcilia con il principe azzurro vestito da lupo cattivo, lo spoglia della pelliccia e contravviene alla regola per cui il lupo perde il pelo ma non il vizio. Christian, diventa un agnellino, accetta di cambiare formule e postille del contratto di sudditanza e bela il suo amore in ogni pagina alla sciapa Anastasia. Che, novella Cenerentola non deve combattere per conquistare una scarpina di cristallo, ma trova invece ogni giorno capi griffati e accessori per cui ogni donna venderebbe l’anima al diavolo. La fatina che le riempie una cabina armadio delle dimensioni di un monolocale di ogni bendiddio non è grassoccia dal voluminoso tupè turchino ma è una personal shopper sbadata che si dimentica il cartellino con taglia e prezzi. Unico tocco di verve le sorellastre, disegnate con le fattezze di due ex sottomesse, che animano con pazzie ed agguati un romanzo che causerebbe ascessi e carie in caso contrario. Nemmeno un’incertezza, uno snodo tragico, richiesto da ogni editor e che rappresenta una chiave di volta all’interno della lettura. I due si amano, copulano come conigli, e non c’è nulla che li possa separare. Ma allora, la domanda che sorge spontanea è: dov’è il lupo cattivo che tutte dovremmo temere? Non ha gli occhi grigi come Grey, né pilota un elicottero o fa shopping con un autista di nome Taylor. La vera sadica è Erika, che tra un pancake, una grigliata in giardino e una sculacciata al figlio disobbediente, sta trasformando l’esercito delle sue masochiste lettrici in sottomesse con la “esse” maiuscola.

P.S. E se proprio volete un’estate all’insegna di sorrisi ed erotismo, regalatevi una copia del mio “Sesso e Volenteri” (http://www.bol.it/libri/Sesso-volentieri.-Micie/Bea-Buozzi/ea978886298257/). Certamente più sintetico dei polpettoni della James, a conferma che le cose belle durano poco ma sono estremamente intense.

bea buozzi

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