L’inverno del profeta – Hakan Ostlundh



Hakan Ostlundh
L’inverno del profeta
SEM
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Difficile collocare l’ultimo romanzo di Hakan Ostlundh all’interno di un genere vero e proprio. L’inverno del profeta è infatti un po’ romanzo di formazione (il protagonista è uno studente universitario che si ritrova a dover fronteggiare, nello stesso momento, lo spettro di una male incurabile e il lutto per la perdita del padre, in un passaggio all’età adulta tanto forzato quanto doloroso), un po’ spy-story (il plot ha il suo nucleo centrale nell’ex-Jugoslavia, e le tensioni dei Balcani si intrecciano in una vicenda popolata da terroristi, mercenari e politici corrotti), un po’, ovviamente, noir.
Del resto, tutto parte da un omicidio (o presunto tale): quello di un funzionario del governo svedese che rimane coinvolto in un attacco terroristico in un hotel di Sarajevo, dove l’uomo si trovava per lavoro. Il figlio di lui, Elias (il “Profeta” del titolo), insieme ad una collega del padre (con la quale l’uomo intratteneva una relazione clandestina) proverà a svelare i misteri che si celano dietro l’attentato; arrivando però a scoprire, suo malgrado, che anche una famiglia apparentemente normale come la sua a volte nasconde inconfessabili segreti.
Ostlundh scrive in maniera semplice, scorrevole e senza troppi fronzoli (sebbene ogni tanto la sua prosa diventi un po’ troppo “adolescenziale”, forse per rendere al meglio il punto di vista del giovane protagonista: scelta interessante, ma a mio parere non del tutto riuscita); e l’intreccio poliziesco (o, per meglio dire, “spionistico”: vedi sopra) è appassionante quanto basta per spingere il lettore fino all’ultima pagina de L’inverno del profeta.

Pierpaolo Labadia

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