Lo spettro



Jo Nesbo
Lo spettro
einaudi
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Oslo. Luglio – novembre 2010. Muore il magnifico imberbe Ladro Gusto Hanssen. E’ accusato il coetaneo intelligente serio tossicodipendente Oleg, figlio di Rakel, occhi castani capelli neri zigomi alti. Harry Hole torna. Non li vede da cinque anni, da quando lei era andata via da Oslo, dagli orribili ricordi dell’Uomo di neve, via dal mondo di Harry fatto di violenza e omicidi. E sono tre anni che lui è stato destituito e lavora a Bangkok come consulente recupero crediti, dopo l’incredibile avventura del Leopardo e l’enorme cicatrice rimastagli fra bocca a orecchio. I tre si amano ancora in realtà, basterebbe poco per sistemare tutto, quasi ce la fanno. Gli spettri sono morti e impotenti? Forse no, ci illudiamo sempre. C’è in giro una nuova meravigliosa droga sintetica, la violina, con scarsi effetti inibitori sulla respirazione (meno overdosi) e immediata assuefazione (più profitti), pare sia prodotta proprio in Norvegia e poi allarghi i confini. C’è in giro un vecchio uomo di Dubai, pochi in squadra, polizia sotto controllo, potentemente organizzato, leggende russe e crudeli di supporto, che ne controlla il mercato. Il 45enne pallido esausto altezzoso indifferente Harry è sempre lui, loro malgrado un poliziotto moralista mitico (top notch), finalmente a dieta sana e in astinenza dall’alcol. Alto 1 e 93, magro e largo di spalle, biondo, occhi sanguigni, va incontro al suo destino, fra vertici poliziotti corrotti e procaci politicanti cavallerizze. L’autore ha ragione in cupezza e ferocia, questo è tecnicamente il migliore di Jo Nesbo (“Lo spettro”, Einaudi 2012, pag. 557 euro 19), anche se noi ipersensibili dovremmo evitarne la lettura, in terza mossa. Segnalo la promessa d’amore a pag. 112. I soliti Costello Davis Zeppelin Basie Waters fra i suoni della città e il Don Giovanni. Cibo di risulta.

valerio calzolaio

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