L’ultimo giro della notte



Michael Connelly
L’ultimo giro della notte
Piemme
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Che la conoscenza con Renée Ballard sia destinata a durare a lungo lo si intuisce fin dalle prime pagine de “L’ultimo giro della notte”, trentesima fatica di Michael Connelly. L’ultima creatura del prolifico scrittore, una giovane detective di origine hawaiane, ha molto da spartire con un altro dei suoi personaggi, il celebre Harry Bosch. Anche Renée si muove a Los Angeles, in solitaria, e come lui combatte quotidianamente i demoni di un passato piuttosto burrascoso. Ma anche il presente non è da meno: dopo aver presentato una denuncia di molestie sessuali nei confronti di un suo superiore, il tenente Robert Olivas, viene relegata ingiustamente al turno notturno, conosciuto nel gergo poliziesco come “l’ultimo spettacolo”.
Un turno poco stimolante per ogni detective volenteroso, poiché contempla solo sopralluoghi e primi rilievi: alle sette del mattino, qualunque cosa sia accaduta, è costretto a passare il caso ai colleghi del mattino, senza potersene più occupare. Sono tre quelli in cui Renée si imbatte la sera in cui il lettore fa la sua conoscenza: un furto, il brutale pestaggio di una prostituta transessuale e l’uccisione di cinque persone in una sparatoria avvenuta all’interno di un noto night-club. Tra queste anche una giovane attrice (in curriculum una comparsata nella serie televisiva “Bosch”) che per mantenersi faceva la cameriera nel locale.
Impossibile per una detective così testarda e combattiva come Renée pensare di doverli lasciare nelle mani di altri colleghi: determinata ad aiutare le vittime, comincia a indagare da sola pur non potendolo fare. Oltre a mettere a rischio la propria carriera, incorrerà in un pericolo ben più grande. E per riuscire a sopravvivere, dovrà combattere fino allo stremo.
“L’ultimo giro della notte” è costruito sui tre principali filoni di indagine e sui loro intrecci, ma la forza di Connelly si coglie soprattutto nelle sfumature. La minuziosa descrizione di procedure intricate e giochi di potere interni al LAPD (Los Angeles Police Department) si accompagna efficacemente allo sviluppo di molteplici situazioni di contorno che contribuiscono a far emergere il personaggio di Renée nei suoi chiaroscuri: la difficile guarigione della prostituta Ramona, la battaglia contro il cancro della moglie del suo partner di turno, le paure mai sopite della ex di un violento sospettato per citarne solo alcune.
Accompagnando la Ballard nelle sue indagini, il lettore finirà in un accampamento di senzatetto nascosto sotto l’autostrada 101 e sul set di un film porno nella San Fernando Valley: facce di una Los Angeles notturna e insidiosa, temibile quasi quanto gli ambienti del LAPD in cui è costretta a muoversi la protagonista.
Nel misurarsi con un personaggio femminile, Connelly non delude: inquadrandone mentalità e stati d’animo, eccelle in particolare quando descrive la frustrazione e il dolore che la detective prova davanti alla consapevolezza che le sue indagini potrebbero essere arrivate a un punto morto e che le vittime per cui sta combattendo potrebbero non avere mai giustizia.
Renée Ballard affascina: inutile girarci intorno. E risulta difficile pensare che, esaurita questa avventura, il lettore possa fare a meno di lei. Ma può dormire sonni tranquilli: nella vita di questa tormentata detective sta per entrare un certo Harry, Harry Bosch…

Giulio Oliani

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