Bridget Jones. Un amore di ragazzo



Helen Fielding
Bridget Jones. Un amore di ragazzo
rizzoli
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E’ un sorriso amaro quello del terzo episodio della ex single più amata al mondo. Bridget ha due figli ma ha perso Darcy, sposato anni prima uscendo da quella situazione da eterna zitella che l’aveva trasformata in un’icona di riferimento per il grande pubblico delle trentenni in cerca d’amore. Ma Darcy non c’è più. Si piange la sua morte e (si compiange la sua assenza) fin dalla prima pagina. In eredità le sono rimasti due figli piccoli, una casa immensa e una fortuna. Ma Bridget ha 51 anni e perso lo smalto della ragazzaccia trentacinquenne che era. Restano le sue ossessioni: il numero di sigarette fumate, le calorie inglobate ma, ormai, è una “vergine di ritorno.” Ironizzano gli amici intorno: una pirotecnica carrellata di personaggi dove non manca la sessantenne in lotta con il ritocchino selvaggio e il gay aggiusta tutto, un deus ex machina foriero di perle di saggezza. A un certo punto entra in scena perfino un toy boy, Roxster rimorchiato su Twitter che diventa, insieme ai chili, alle sigarette fumate e agli orgasmi mancati, il tormentone di questa saga. La vena comica si è esaurita, e il vedere questa campanellino sovrappeso in lotta con un ormone che dovrebbe essere chetato, mette un po’ di tristezza. Forse i lettori avrebbero preferito un personaggio più umano: alle prese con pillole per l’osteoporosi e rimedi biologici per ovviare a un inizio di menopausa ma la Fielding ha conservato i soliti cliché. Quegli stereotipi che tanta fortuna hanno portato alla sua eroina ma che, nell’atto terzo, suonano tristi come il capitolo finale di Amici Miei.

bea buozzi

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