Neroavorio – Marika Campeti



Marika Campeti
Neroavorio
Augh Edizioni
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Ci sono storie che più di altre fanno riflettere. Perché oltre alle tematiche sociali trattate formano un connubio perfetto tra sensualità delle scene e padronanza dell’ambientazione, senza sottovalutare descrizioni commoventi dal forte pathos emotivo.

Neravorio della romana Marika Campeti (Augh Edizioni, luglio 2022) si presenta con una struttura abilmente congegnata, che in principio attrae per la bellezza della sua prosa e per quei paesaggi così sapientemente ricostruiti, nel raggio d’azione che va da Catania a Roma, e in particolare Terracina.

Vietato “spoilerare”, poiché è bello che il lettore si perda in qualcosa che in principio non capisce, per poi ricostruire la storia lentamente. Quasi fosse un puzzle, i cui tasselli andranno infine ciascuno al loro posto, grazie alla perizia dell’autrice.

La trama si sviluppa secondo tre piani paralleli, che proveranno a poco a poco a convergere, per soddisfare quella sete di verità che è nei personaggi, ma anche in chi si trova a dover scandagliare gli indizi tra le pagine. I capitoli non sono numerati, bensì introdotti da massime o proverbi che Marika Campeti ha scelto minuziosamente per annunciarne il contenuto. Si dividono tra una voce di donna che aleggia nelle vicinanze della Torre Quadrata di Terracina; un certo Giovanni che ci parla dal lontano 1974; la scena odierna, ambientata nella primavera del 2019. 

Chi è la voce femminile nella torre? E chi è il pittore Giovanni, ai fini della storia? Questi sono i due punti su cui si capisce da subito di doversi focalizzare.

Il romanzo è ricco di personaggi: una storia corale. Che passa attraverso l’incontro ai giorni nostri del giornalista Davide con Lara, la bella danzatrice dai capelli rossi. Un amore che nasce a Catania, quando lei gli rovescia sulla giacca un caffè, e fa conoscere all’uomo un mondo di danze sensuali, tipicamente mediorientale. Le scene di sesso tra i due sono frequenti e costituiscono un valore aggiunto. Poiché risentono dell’eco profonda del genuino erotismo che Lara sprigiona attorno a sé. 

A Terracina, città natale di Davide, ci sono poi tutti i punti fermi della sua vita: il padre, la madre, il fratello Mauro che appartiene all’Arma dei Carabinieri e lo mette al corrente di un fatto strano, legato a un vecchio casolare, con due vecchi scheletri rinvenuti in concomitanza allo sgarro fatto di recente a una ragazzina. E poi c’è Adele, anziana granitica e cieca, che porta alla ribalta un passato storico doloroso, ovvero le violenze subite dalle donne ciociare durante la seconda guerra mondiale da parte delle truppe francesi, le cosiddette “marocchinate”. 

In Neravorio agiscono personaggi nati da atti di violenza, sia fisica che verbale, oppure soltanto per il fatto di essere stati defraudati dal loro passato, di cui non sono a conoscenza. Di mezzo ci si è messo il fato e la sfortuna, sì, ma anche tanta vigliaccheria. Vite che avrebbero potuto svolgersi diversamente e invece hanno dovuto ricostruirsi su quel che restava delle loro macerie.

Non ultima un’ossessione pervade l’intera vicenda e riporta in auge il tema del razzismo. Per una bella donna di colore, paragonata a una maschera bianca come l’avorio appesa alla Torre Quadrata di Terracina. Un taglio romanzato all’antica leggenda che l’autrice ha voluto apportare, attraverso un personale contributo, dato che a sua detta nei ringraziamenti nessuno esattamente la conosce.

Facendo di bianco e nero, due facce della stessa medaglia.

Che si fondono in una storia di fantasmi, portata all’estremo da una nuova dimensione. Quella dove tutto si compie e nessuno rimane infelice.

Cristina Biolcati

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