L’ultimo ritorno – Massimo Cassani



Massimo Cassani
L’ultimo ritorno
Castelvecchi
Compralo su Compralo su Amazon

Conosciuto e apprezzato, anche all’estero, per la serie di gialli incentrati sulle inchieste del commissario Micuzzi, Massimo Cassani è ricomparso di recente nelle librerie con “L’ultimo ritorno” (304 pagine, edito da Castelvecchi), romanzo “familiare”, com’è stato definito, che parte scavalcando i confini della narrativa di genere per farvi poi ritorno nelle ultime cinquanta pagine; da lì in avanti si trasforma in un noir a tutti gli effetti: il risultato finale, per chi è abituato a Micuzzi, è per certi versi straniante, ma di certo più che positivo. In tema di scrittura l’autore di Cittiglio, giornalista professionista e insegnante alla Bottega della narrazione di Laurana, sa decisamente il fatto suo e con un po’ più di spinta da parte di qualche giornalone potrebbe tranquillamente giocarsela alla pari (parlo di vendite, di visibilità ecc… ecc…) con i più fortunati Manzini e soci. “L’ultimo ritorno”, ambientato tra la città della Madonnina e le rive del lago Maggiore, si stacca dunque dal genere noir (e non è la prima volta) per raccontare la storia di Lucio Mantovani, uomo di mezza età, apparentemente solido e dalle scarse ambizioni, che dopo la morte del padre Giovanni si ritrova a fare i conti col passato. E’ necessario lasciare moglie e figlio per andare a Milano, dove il padre viveva, e svuotare il suo appartamento da centinaia e centinaia di libri (faceva il traduttore, mentre Lucio è insegnante). E bisogna, per l’appunto, guardarsi indietro: scavare, incontrare gli amici o sedicenti tali di Giovanni e provare a sciogliere i tanti nodi irrisolti. Bello l’incontro con Sara, ragazza intrigante e pericolosa (eccolo lo stereotipo di genere) con cui avrà una relazione extraconiugale dal sapore dolce e amaro e belle le immagini, prese da un passato recente, del padre ciclista dilettante che in sella alla sua mitica Bianchi macina chilometri e chilometri, appuntando poi il tutto su una misteriosa agenda. La trama regge e fila via senza intoppi, qualche flash back non è magari immediato (o quanto meno non lo è stato per me): ma questo è uno di quei romanzi che ti lasciano il segno. Una volta finito, infatti, non ti abbandona. Non è forse un ottimo risultato per chi fa lo scrittore? Tutti noi abbiamo qualcosa di Lucio; Lucio non è Micuzzi -fumatore di toscanelli, bevitore di Nardini, disordinato cronico e piantato dalla moglie- ma è comunque un (altro) anti eroe capace di mettersi in gioco e affrontare la vita a muso duro. Se fosse una canzone “L’ultimo ritorno” suonerebbe come “The Mares of Reckless Abandon” di Boris Grebenshikov. Voto 7 e mezzo.

Alessandro Garavaldi

Potrebbero interessarti anche...