Affari di famiglia
Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, contessa torinese, dal nobile passato, ma dal faticoso presente, discende da un nobile casato torinese. La crisi economica colpisce tutti,anche i ricchi o presunti tali, specialmente se si ritrovano come unico rampollo un fannullone spendaccione e irresponsabile pronto a farsi menare per il naso dalla prima starlette di passaggio. Una nobildonna come Maria Vittoria, non lo può e non se lo può più permettere, soprattutto quando il pargoletto regala alla fidanzata il bene più prezioso della famiglia: un diamante dal valore inestimabile.
La definitiva bancarotta è ormai prossima e bisogna trovare una soluzione. La contessa è pronta a tutto e di tutto farà, inscenando il proprio rapimento Da questo momento si inanella una serie di accadimenti al limite del surreale,con l’apparire di personaggi straordinariamente improbabili e proprio da questo nasce il divertimento del libro. Perché, da dove scaturisce lo humor se non dal mettere un personaggio improbabile in una situazione normale e viceversa? Il paradosso e l’ironia vanno spesso di pari passo. Qui abbiamo una contessa estremamente rigida, dall’ educazione militaresca,attenta alla forma e all’etichetta, esperta nell’uso del cinismo più glaciale, che si ritrova in una situazione bislacca e incontra personaggi decisamente fuori dalla norma, un rapinatore educato e uno spacciatore con manie da casalinga: la miscela non può essere che divertente.
“Affari di famiglia” è un bell’esempio di un genere purtroppo poco frequentato: la commedia brillante. Poco frequentato forse perché anche decisamente arduo da trattare, ma Muzzopappa, come già in ” Una posiziona scomoda” dimostra di riuscire a costruire un libro piacevole e leggero, che regala sorrisi senza cadute di gusto.
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