Missione impossibile



Andrea Frediani
Missione impossibile
Newton Compton
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Seconda campagna dacica, premessa storica: gli accordi di pace stabiliti nel 102 dopo la prima vittoriosa campagna di Traiano non furono rispettati dai Daci. Il loro sovrano Decebalo, infatti, riarmò l’esercito e ricostruì le fortezze intorno alla capitale, accolse nuovi armati e dopo essersi alleato con i Parti, nel 105, attaccò le guarnigioni romane presenti sul territorio. Traiano, intuendo il pericolo della nuova situazione, si impegnò nuovamente e di persona nel condurre le ostilità. Partì da Roma e fece imbarcare l’esercito nel porto di Ancona per attraversare il mare Adriatico. Nel frattempo Decebalo, che non era rimasto inattivo, aveva messo in ginocchio la provincia della Mesia inferiore, era riuscito con l’inganno a fare prigioniero uno dei massimi comandanti romani (lasciato a governare i nuovi territori appena occupati), il consolare Longino (identificabile con Cneo Pinario Emilio Cicatricula Pompeo Longino, la cui cattura e il cui suicidio sono narrati dallo storico Dione) e tentò di far assassinare l’imperatore. Traiano, scampato alla morte e scoperto il complotto, giunto sulle rive del Danubio, si trovò a dover affrontare una difficile situazione. L’opera di bonifica per sconfiggere i daci e liberare le guarnigioni assediate, lo costrinse a impiegare tutta l’estate del 105. Ma finalmente nel 106, con forze militari molto più numerose di quelle utilizzate nella prima campagna e, dopo aver attraversato il grande ponte sul Danubio che Apollodoro, approfittando del periodo di pace, aveva terminato a Drobetae, l’imperatore  diede inizio all’invasione della Dacia. Sia questa seconda trionfale campagna che la definitiva vittoria dell’imperatore romano figurano sulla sua celebre colonna. (Colonna Traiana, via dei Fori Imperiali).                                                                      Ma ora qualche cenno sulla trama senza allargarsi troppo: seconda campagna dacica in atto. Decebalo tiene prigioniero nella sua capitale, Sarmizegetusa regia, il consolare, generale Longino. Il tribuno Lucio Valerio Verecundio, giovane, presuntuoso ma di illustre famiglia patrizia, ha studiato un rischioso piano e chiede all’imperatore di porlo al comando di un manipolo di legionari per andarlo a liberare. La loro missione si prospetta difficile o meglio ai limiti dell’incredibile: perché si tratta di travestirsi da daci, attraversare le linee nemiche, ancora in inverno, la primavera non è cominciata, evitando le loro fortezze e guarnigioni, fino a raggiungere il nido dell’aquila, cuore del regno di Decebalo. Loro guida e interprete sarà una giovane dacia rinnegata che è stata l’amante di un romano morto in combattimento. Lo stato maggiore di Traiano ha selezionato un “commando” di cinque uomini formato da un centurione, un tempo quasi un eroe ma diventato un ubriacone dopo aver perso la sua compagna, quattro soldati, tre legionari e il quarto un mezzosangue dacio che lavorava nelle scuderie. Cinque sbandati che non hanno più niente da perdere, potenziali vittime sacrificabili in un’impresa impossibile, ma forse anche disposti a tutto pur di recuperare l’onore e la dignità. Il tribuno e la sua squadra partono di notte, di nascosto, senza sapere che qualcuno, pazzo di rabbia e di dolore, si è lanciato al loro inseguimento. Il loro inseguitore è Gaio Messio, un puro, un ufficiale, il centurione più decorato dell’esercito, ma disposto a disertare per compiere la sua vendetta su uno dei componenti del commando che gli ha ucciso il fratello per derubarlo. Il loro cammino è irto di ostacoli, il tribuno Verecundio, pavido e prepotente, stenta a mantenere una risicata supremazia, ogni passo è arrischiato e per ragioni di sicurezza devono scegliere un cammino più lungo. Con i nemici in agguato, la loro missione si trasformerà ben presto in un viaggio verso l’inferno con per unico obiettivo sopravvivere e in cui ciascuno di loro dovrà fare i conti con i propri demoni.                                          Ancora una volta Andrea Frediani, senza perdersi in luoghi comuni e tenendo fede alla correttezza della ricostruzione storica, ci regala una grande avventura, passando dalla necessaria preparazione dei piani di azione, al contatto diretto con la fatica delle marce, le spaventose incognite della natura, per poi arrivare al furore degli scontri diretti. Come un certosino tratteggia nei minimi particolari paesaggi e ambienti e, con collaudata capacità, riesce sempre a immergere i lettori dentro l’azione, accendendo le loro emozioni e trascinandoli in prima linea.

 

Patrizia Debicke

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