Niente è mai acqua passata



Alessandro Bongiorni
Niente è mai acqua passata
Frassinelli
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Quattro appuntamenti speciali con Alessandro Bongiorni e il suo ” Niente è mai acqua passata”. 
Oggi la recensione  e il primo di quattro video girati nei luoghi nel libro. 
Milano. Oggi. Scordatevi le partite di carte ai tavoli delle antiche osterie, cancellate la poesia delle canzoni popolari e dimenticate il mito della “ligera”, la vecchia mala milanese. In città non c’è più spazio per alcun romanticismo. Nel vuoto decennale lasciato dai vecchi banditi, il male ha ormai la forza militare delle mafie, la forma di una multinazionale del crimine e l’aspetto distinto dei colletti bianchi collusi. Una giungla immorale di asfalto e cemento in cui il brillante e disilluso vice commissario Rudi Carrera tenta di sopravvivere con grandi sorsi di scotch whisky, districandosi tra i fantasmi del passato, l’ostilità dei propri superiori ed una normalità sentimentale tutta da costruire. Così, in una capitale morale mai così livida e spietata, l’animo irrequieto dello sbirro affronta le buie notti meneghine ed il loro schivo popolo di reietti, sfruttati e sfruttatori. L’incontro di Carrera con lo sguardo di una prostituta giovanissima e la missione personale del padre di una ragazza svanita nel nulla segnano l’inizio di un’indagine rischiosa, diretta al cuore sporco del traffico europeo di schiave del sesso. Dal grigio dei marciapiedi milanesi alle navi scosse dal vento di Trieste, quello del vice commissario è allora un vero e proprio viaggio oltre i confini del male. La scoperta di un universo dove la violenza diventa routine, la sopraffazione si fa meccanismo collaudato ed il sangue di Carrera e dei suoi cari rischia di essere l’ennesima voce nel bilancio di un’economia crudele ed asettica.
Con questa nuova avventura milanese, Bongiorni ci regala un grande noir, capace di far propria l’attenzione al contesto dei maestri italiani senza rinunciare al moderno gusto cinematografico per l’azione ed il colpo di scena. Una scrittura asciutta e brillante ci introduce così ad una galleria di personaggi sfumati ed originali. Tra gli altri, due spiccano per spessore umano: Monica, dolce compagna del tormentato poliziotto, e Raimondo, il saggio amico senzatetto, ultima scintilla poetica di una Milano bagnata dalla pioggia dell’ambizione e del cinismo. Ed è proprio di questo tardivo, decadente rampantismo meneghino che Bongiorni sembra farsi narratore, spingendoci tra gli scarti ed i segreti della metropoli, fino al tanfo dei canali fognari, sotto la pelle cianotica ed inquinata di una città che sembra aver perso il senso del pudore.
Tra interminabili appostamenti in macchina, vecchie cascine abbandonate ed interrogatori molto poco ortodossi, Carrera porta avanti un’indagine così delicata da incontrare le immediate resistenze dei superiori, incrociare il progetto ministeriale di una nuova TAV e divenire ben presto una lotta personale contro un nemico potente, sanguinario e sfuggente. Giocando con i classici stilemi noir e polizieschi, l’autore organizza e sviluppa un intreccio avvincente in cui tutti i personaggi del coro trovano una coerente, funzionale ragion d’essere. Tanto i fidi colleghi dello sbirro quanto il variegato insieme di papponi, piccoli criminali, prostitute e cocainomani, incorniciano così la guerra solitaria di Carrera in un unico dipinto a tinte fosche. Tra violenza reale e personalità al limite del grottesco (fidatevi, il personaggio del nano faccendiere vale da solo l’intero romanzo), Bongiorni innova la tradizione e restituisce senso ai cliché di genere. Ultimo arrivato della lunga serie di investigatori e poliziotti tormentati, beoni e tabagisti, Carrera non solo resta plausibile ma si rende più familiare e sfaccettato ad ogni pagina. Tra eccessive dosi di J&B, innumerevoli Marlboro, una cronica emicrania ed un carattere impulsivo, l’autore di “Niente è mai acqua passata” supera la prova del secondo romanzo della serie, vince la scommessa con gli archetipi di genere e regala al panorama italiano un personaggio nuovo, credibile e convincente.
A metà tra la grande tradizione del giallo nostrano e lo stile moderno, caustico e tagliente del più convincente crime d’oltreoceano, Bongiorni decide di fare i conti con i nuovi orizzonti del crimine e lo fa con uno sbirro duro, violento e controverso. Uno sbirro di cui il noir italiano aveva decisamente bisogno.
Lunga vita a Rudi Carrera, dunque. In una Milano così nera sopravvivere non sarà semplice.

Segui Alessandro Bongiorni nei luoghi del libro: oggi Viale Sarca- Milano

Andrea Rosselli

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