La statua d’oro lassù in cima ma che posa il suo sguardo su Milano potrebbe forse proteggere e, con la sua trasfigurata sapienza, guidare i passi di Carlo de Vincenzi un commissario retto che non accetta la prevaricazione.
Sono comunque certa che abbia dato una mano a Luca Crovi nel scegliere il commissario e poi trasformalo nel tenue fil rouge che riesce a legare insieme la fiabesche storie di un re senza corona, di un nano e di un gigante e di un’ immensa, splendida cattedrale costellata di statue, mai osservate con la giusta attenzione. Non rappresentano infatti solo santi, martiri e figure bibliche ma, figuratevi un po’ ,la newyorchese Statua delle libertà, il drago Tarantasio e un’immaginabile magari serie di statue di personaggi famosi: vedi Dante Alighieri, Arturo Toscanini, Adamo e Eva, Abramo Lincoln, Re Vittorio Emanuele. Quella di Mussolini però, dopo il Fascismo, è stata mascherata con barba e turbante. Alle spalle della Madonnina ci sono poi Primo Carnera e altri pugili, pronti a combattere. Troverete altre chicche, poste tra una guglia e l’altra, come una giovane donna di fronte a un uomo, entrambi seminudi, e poi racchette da tennis, attrezzi da montagna, palle da rugby, piccioni, ecc, ecc.. Ah persino un elmo romano. Se poi si guarda con attenzione a sinistra s’intravede la figura di un nano, che poi sarebbe il famoso cavallerizzo ed equilibrista Bagonghi che con i circhi ha girato il mondo intero.
Ma di là, accompagnati da Luca Crovi e dal suo narrare, scendiamo ed entriamo nella cattedrale, nel suo imponente e maestoso splendore troppo spesso dovuta riconsacrare per la disperazione suicida di certuni, impotenti di fronte alle loro disgrazie… E magari dopo troveremo il tempo di lanciare un’occhiata alle figure di vecchie pagina di giornali che mostrano una vecchia stazione in fiamme e uno stadio, affollato con le tribune che cedono durante una partita dell’Ambrosiana…
Voltiamo pagina e troviamo la polizia all’opera perché una certa aria di ripulisti, che vorrebbe prendere piede, ha messo il commissario Carlo de Vincenzi e i suoi uomini in caccia di falsari. Ci vorranno tempo e giorni per capire il loro gioco, sventare gli imbrogli, trovare il covo dove agiscono e arrestare chi sembra al comando. Ma tra loro c’è qualcuno che vanta appoggi tra le alte sfere e nel nuovo partito al potere, dilagano incontenibili favoritismi, e corruzione. Corruzione imperante che sferra colpi fatali e organizza ricatti, tanto condannati dal cardinale Schuster da fargli sollecitare un incontro in incognito per chiedere e fornire appoggio al commissario Carlo De Vincenzi.
Nel frattempo, sotto l’amorevole sguardo della Madonnina, il Giuanin d’Anzi, cacciato da scuola ha imparato a suonare il pianoforte così bene da essere ammirato persino da Toscanini durante un suo benefico concerto presso il Teatro del Popolo dell’Umanitaria. E poi, fatta fortuna in Francia e divenuto il re della musica, è tornato a Milano per lavorare ma anche scrivere e dedicarle una canzone incomparabile. Mentre la portineria del condominio del commissario, diretta dall’amorevole e fattiva mano delle sciura Maria, continua a ospitare gustosi e cospicui festini gastronomici.
E anche Bagonghi a Milano c’è venuto, per scelta, lui Giuseppe Bignoli, meglio conosciuto come il nano Bagonghi. L’unico piccolo (75 cm.) in una famiglia di persone di normale statura che, da casa sua a Galliate, vicino a Novara dove era nato nel 1892, ancora ragazzino era scappato per lavorare in un circo. Si era persino sposato, ma senza fortuna. Ciò nondimeno anni dopo, ormai ricco e famoso, era arrivato a Milano, sistemandosi signorilmente in una villa e, circolando tranquillamente per la città. Anzi, addirittura creduto un ragazzino, ha avuto l’occasione di incontrare e salvare dall’ira della folla il gigante buono Carnera ancora sconosciuto, poi boxeur di fama mondiale, nascondendolo nel lussuoso appartamento reale della nuova stazione centrale di Milano.
E ora a maggio del 1932, i milanesi si preparano ad assistere al grande evento sportivo di quell’anno: il ritorno in patria e sul ring di San Siro di Primo Carnera.
Le sue gesta e le sue vittorie in giro per il mondo l’hanno trasformato in un simbolo dello spirito nazionale all’estero, in motivo d’orgoglio per l’intero Paese. Ciò nondimeno la vecchia e corrotta guardia fascista cospira ancora. Si vorrebbe scommettergli contro. Ma per fortuna c’è Bagonghi… E chi intendeva fregare Carnera era qualcuno con cui il commissario Carlo De Vincenzi, ormai noto come “il poeta del crimine”, aveva già avuto a che fare in passato…
La Madonnina continua a vegliare da lassù e ormai persino Mussolini osanna Carnera come l’incarnazione, la forza e il coraggio dell’Italia fascista…
Dopo i suoi due precedenti romanzi/compendio di storie milanesi, Luca Crovi riprende il filo della rimembranza che ci rimanda a quella Milano che fu a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta e all’immaginario poliziotto del giallo italiano Carlo De Vincenzi, creato da Augusto De Angelis,
il protagonista di ben quindici gialli, ambientati per la maggior parte nella Milano degli anni trenta, in cui De Angelis ha fornito ben pochi cenni sulla biografia, carattere, e ancor meno sul fisico del suo protagonista.
Si sa solo che Carlo De Vincenzi era nato in una casa di campagna della Val d’Ossola. Aveva studiato in collegio e aveva frequentato legge. Poi aveva fatto guerra, congedandosi con il grado di tenente. Entrato in polizia, era diventato commissario e in seguito addirittura capo della squadra mobile di Milano. Scapolo, abitava a Milano in una casa di corso Sempione con la domestica Antonietta, che è stata la sua balia. Uomo riservato e taciturno, apprezzava molto la letteratura e l’arte, scriveva poesie da quando era uno studente universitario, leggeva le opere di Sigmund Freud e conosceva bene l’inglese.
Nota storica letteraria
Nella serie che lo vede protagonista a Milano, De Vincenzi ha come principali collaboratori il vice commissario Sani e il maresciallo Cruni. In un paio di romanzi ambientati a Roma, dove De Vincenzi fu trasferito per un periodo, il suo collaboratore è il vice commissario D’Angelo.
Augusto de Angelis scrittore e antifascista fu ucciso nel 1944, dopo essere stato liberato da un’ingiusta detenzione a Como, da un milite repubblichino a calci e pugni.