Niente è mai acqua passata. Intervista a Alessandro Bongiorni

Seconda puntata dell’incontro con Alssandro Bongiorni e il suo ” Niente è mai acqua passata” – Frassinelli.
Con l’intervista non perdete il secondo video girato dall’autore nei luoghi del libro.

511mH85bpJLIniziamo dal vero protagonista del tuo romanzo, Milano. Qual è il rapporto tra il vice commissario e la metropoli? E quanto la Milano violenta di Rudi Carrera assomiglia a quella vera ed attuale?
Milano e Carrera hanno un rapporto a tratti maniacale. Il vice commissario ha un bisogno quasi fisico della sua città e, nello specifico, della sua zona, che poi è quella della vecchia Milano romana. Tratta la città come se fosse la sua donna: la cerca, la annusa, la tocca, si fa sedurre. Milano è il suo posto nel mondo. Allo stesso tempo, è anche la gonna della mamma, sotto cui si rifugia quando pensa di non farcela.
Per quanto riguarda la città che ho raccontato, tengo a precisare una cosa: ci sono tante Milano. Questa città è così sfaccettata che ognuno ha una sua versione di Milano. Detto questo, il problema della prostituzione di strada in città – ma non solo qua, naturalmente – è sotto gli occhi di tutti. Basta prendere la macchina dalle nove di sera in poi e farsi un giro sulla circonvallazione.

Nello sviluppo dell’indagine, pagina dopo pagina, prende corpo un vero e proprio affresco dell’universo criminale meneghino. Tra traffici internazionali, guerra tra mafie e spartizione del territorio, quanto e quale lavoro di documentazione sta dietro alla preparazione del romanzo?
Ho dovuto studiare molto. L’idea di libro che avevo in mente all’inizio prevedeva un certo tipo di lavoro, che via via è aumentato col passare delle pagine. Personalmente, quando inizio a scrivere ho già in testa una struttura, inizio-centro-fine più qualche diramazione, però, puntualmente, va a finire che i personaggi e la storia prendono una loro piega, che talvolta è perfino migliore dell’originale. Quindi devo riprendere da capo il lavoro di ricerca, ma da un nuovo punto di vista. Diciamo che, alla fin fine, lo studio e la ricerca durano per tutto il tempo della stesura, e a volte anche dopo.
Internet è uno strumento eccezionale, a patto di saper distinguere le “bufale” dalle cose vere, e non è una cosa così banale come potrebbe sembrare. Poi, sulla tratta delle bianche, mi ha aperto un mondo il libro di Desirée Pangerc, Il traffico degli invisibili. Tratta la materia del “nuovo” (che poi nuovo non è) schiavismo in maniera eccezionale. Infine, mi sono avvalso dell’aiuto di diversi amici e consulenti: sbirri, ingegneri, medici, avvocati.

Spietato come il realismo della dimensione criminale, spicca il coro dei suoi protagonisti. In questa Milano cinica di sfruttatori e faccendieri, l’odio sembra inquinare anche il cuore di Carrera. Qual è il rapporto di Rudi con il suo lato oscuro e le ragioni del male?
La verità è che Rudi ha dei demoni che lui stesso non è in grado di controllare. Il problema è che questi demoni restano dentro di lui. Lo corrodono interiormente. C’è chi – come Raimondo (il suo amico barbone) e Monica (la sua donna) – cerca di aiutarlo a mettere un freno, però questo sembra possibile solo nei periodi di magra. Quelli in cui, paradossalmente, anziché essere sereno e rilassato il vice commissario è più inquieto. È un personaggio complicato, Carrera. Ha un disperato bisogno di felicità però non sa nemmeno da che parte iniziare a cercarla.

 Nella giungla urbana di sangue e disperazione, Monica e Sanja sembrano incarnare le uniche speranze di sincerità e redenzione. Tra la serenità promessa dalla compagna e lo sguardo irrequieto della giovane prostituta, quanto contano le donne nella vita e nel mondo del tuo sbirro?
Sono fondamentali. Perché lo spingono verso una normalità che altrimenti non saprebbe come raggiungere. Sono il suo ago della bilancia. Rudi sa dov’è l’equilibrio, sa qual è la direzione, e tenendosi ben ancorato a tutto questo può spingersi oltre. O almeno così crede…

SAM_0461-420x215Una nota a parte merita la figura angosciata del padre alla ricerca della figlia sparita nel nulla. L’ossessione disperata di Beppe Modica diventa infatti ben presto l’ossessione curiosa del lettore. Come hai sviluppato questo personaggio ed i suoi demoni interiori?
In Italia ogni anno scompaiono nel nulla 100 minorenni. In Europa sono 250 mila, uno ogni due minuti. Nel mondo, 8 milioni. Alcuni vengono ritrovati, altri no. I quattro traffici più diffusi al mondo sono quelli di armi, droga, animali ed esseri umani. Lo sfruttamento della prostituzione ne è una delle cause principali, soprattutto in certe zone dell’est Europa. Anche se siamo geograficamente vicini a paesi come l’Albania o il Kosovo, ci sembrano realtà distanti. Beppe Modica è l’incubo di migliaia di famiglie, che si vedono strappare una figlia per scopi ignobili, ma proiettato nel nostro mondo ovattato.

Come abbiamo capito, criminali, corrotti, poliziotti, whisky e donne fatali, compongono il quadro di un noir contemporaneo con richiami agli elementi più classici. Qual è il tuo rapporto con il genere e la tua personale concezione di “noir”?
Ci sono tante definizioni di noir. C’è chi sostiene che il noir sia il punto di vista del cattivo, chi sostiene che sia il racconto del Male, chi – addirittura, ma io non condivido – lo usa come sinonimo del termine “giallo”. Dal mio punto di vista, invece, credo che il noir abbia più a che fare con un’atmosfera. Un clima. Se dovessi definire il mio genere, direi che scrivo noir dalle tinte gialle, anche se poi il discorso sul genere non è così vincolante. Non tutti i gialli sono noir, e non tutti i noir sono gialli. Piuttosto, credo nei bei libri.

Davanti ad un’ambientazione così iconica come Milano ed a una scrittura così moderna e ritmata: qual è il tuo rapporto con la grande tradizione del giallo italiano e milanese e quali invece i tuoi autori internazionali preferiti?
Il mio riferimento iniziale, per quanto riguarda l’Italia, resta Scerbanenco. Poi devo dire che ho amato molto i primi due libri di Biondillo, Per cosa si uccide e Con la morte nel cuore, e i quattro (in verità 3+1) di Colaprico e Valpreda con protagonista il maresciallo Binda. Anche se, a dire il vero, ho una predilezione per gli americani. Ho fatto la tesi magistrale su Elmore Leonard, adoro Ellroy, Winslow e Shane Stevens. Poi mi piace David Silva, un autore di spy stories di un’eleganza incredibile. Trovo grandiosi anche gli inglesi David Peace e Derek Raymond.

Per concludere, stai già lavorando ad un nuovo romanzo? A quando la prossima avventura di Rudi Carrera?
Per ora ho scritto un prologo, quindi la storia c’è. Inizio-centro-fine mi sono chiari. C’è da lavorare, ma è la parte più bella. Chi lo sa, magari torna Carrera, o magari no…

 

Andrea Rosselli

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