Uccidi quei mostri – Jeff Jackson



Jeff Jackson
Uccidi quei mostri
SEM
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Ci fai o…
Nei confronti di alcuni comportamenti spesso scatta la domanda: ci fai o ci sei?
A dire il vero, ne facciamo un uso limitato perché la poniamo solo quando l’interlocutore manifesta una palese forma di idiozia o si spreca con provocazioni del tutto inutili. È difficile trovare una vera differenza tra le due forme di stupidità. Ad esempio, affrontare una colonna di carri armati con dei sacchetti è una provocazione, fare il cafone per sparecchiare l’educazione dal tavolo in cui si mangia è da macchietta degna del peggior cinepanettone.
Sempre meglio essere diretti e ruvidi che ignoranti ed esibizionisti. Secondo me, sia chiaro.
Dicevo, la domanda di cui sopra può andare bene per una serie di comportamenti. Fai l’amico o sei un amico? Fai l’educato o lo sei?
Quesiti utili per riuscire a scoprire la differenza tra apparire ed essere.
Tornando all’idiozia senza criterio e alle provocazioni, quelle vere: fai il punk o lo sei?
Il punk è uno stile di vita in cui l’urgenza di essere immediato, senza filtri e fuori dalla società, spinge un individuo a voler bruciare il creato, urlare contro il mondo e contro ogni essere vivente il proprio malessere e poi ci sono quelli che simulano, tipo i Sex Pistols.
Uccidi quei mostri di Jeff Jackson è un romanzo punk. Ha un suono duro, rugginoso e fa rumore, molto rumore, ma non abbastanza per annientare il silenzio che divora i personaggi. Ambientato negli spazi vuoti che i ragazzi riempiono con la musica, il lettore è scaraventato in una ricerca di autenticità dell’arte sonora e nelle ossessioni di assassini zombie.
Ma tutta questa fame di vita ha il pregio di non essere sviluppata secondo canoni classici, lineari e appiattiti dal nesso di causa ed effetto. Insomma, non è la solita minestra del ragazzo/a emarginato che passa qualche difficoltà e arriva al gradino più alto del podio, uno schema buono dal fantasy al noir passando per il romance e la biografia. Troverete parecchia irruenza e spontaneità ma anche del virtuosismo nel raccontare una storia che si sdoppia in due lati. Un output e un input tra luci e ombre di ossessioni e ricerche di amore.
Sinossi: “Un’anomala ondata di violenza sta travolgendo gli Stati Uniti. I musicisti vengono assassinati sul palco durante i concerti da qualcuno nascosto tra la folla. Sono eventi casuali o c’è dietro qualcosa di più grande e terribile? È la musica stessa che è divenuta corrotta, in una cultura in cui tutto è sostituibile, tutti sono creativi ed è l’effimero a farla da padrone? Con il suo cast di band ambiziose, fan disposti a tutto e killer enigmatici, Jeff Jackson racconta una tormentata e vertiginosa storia di inizi improbabili e finali inattesi, che risuonerà nell’immaginario di chiunque ami il rock’n’roll. Come un vinile, questo libro ha due lati e può essere letto in entrambi i modi, basta capovolgerlo. Questo esperimento narrativo, che offre il punto di vista di vittime e assassini, arricchisce l’esperienza di lettura, poiché il lato B non continua la narrazione del lato A, ma piuttosto ne presenta un’altra, ovviamente legata alla prima. Il lato A, Il mio periodo oscuro, racconta di Xenie, una giovane donna disgustata dalla violenza sfrenata che imperversa sulla scena musicale, ma che si trova attratta inesorabilmente dal mistero dei killer di rockstar. Il lato B, Kill City, segue una storia alternativa, che ci presenta personaggi sorprendenti e si infiltra sempre più a fondo nei metodi e nelle ragioni degli assassini. Con una prosa grintosa e tagliente, Jeff Jackson crea una storia di musica, violenza e voci dall’aldilà. Una canzone d’amore per un mondo che muore.” 

Mirko Giacchetti

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