Omicidi in inverno – Margaret Doody



Margaret Doody
Omicidi in inverno
Mondadori
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Il 4 ottobre del 1582 in molti paesi cattolici chi andò a dormire si svegliò ben undici giorni dopo a causa dell’introduzione del calendario gregoriano, fissato da papa Gregorio XIII. Con questa riforma il pontefice voleva superare lo sfasamento temporale degli equinozi e dei solstizi creato dal calendario introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C. e in auge fino ad allora.

In Inghilterra e nelle sue colonie, tale calendario entrò in vigore solo nell’anno 1752. L’autrice di “Un omicidio in inverno” si basa proprio sulla disparità tra i due calendari per costruire il giallo di cui vi sto per parlare.

Siamo a Londra e si festeggia il capodanno del 1753, anche se sono in molti a pensare che in realtà la vera data sia ancora quella del 21 dicembre 1752, quando all’uscita da una bettola chiamata Dog and Manger, un uomo e il suo amico intravedono al lato della strada: “il corpo ben tornito di una donna di circa venticinque anni. Indossava un abito di seta rosa e delle scarpe di raso rosa abbinate. Il delicato merletto bianco intorno al seno era coperto di macchie e schizzi, e non c’era da meravigliarsi. Aveva la gola recisa da un orecchio all’altro.”

L’uomo si chiama Harley ed è uno scribacchino di professione che vive redigendo articoli per le gazzette cittadine, opuscoli sulla vita dei condannati a morte e traducendo Virgilio. Ciò che lo colpisce nel cadavere è l’eleganza degli abiti indossati e la fibbia della scarpa superstite, fatta di diamanti che emanano uno scintillio più vivido di quello della neve.

Dopo una breve indagine, Harley scopre che la defunta è Barbara Boscange, nata Mount Holly, moglie del barone Cuckfield, un nobiluomo minuto, sofferente di problemi mentali che gli impediscono di controllare la rabbia. 

Deciso ad andare in fondo alla questione, il giornalista si convince che lady Barbara sia stata uccisa da un ladro che si è impossessato della preziosa fibbia di diamanti della sua scarpa. Dopo una breve indagine da parte delle autorità alle quali ha denunciato il crimine, viene arrestato un ladro di professione: Ned Manolesta. Quando però l’unico nipote della defunta è a sua volta ucciso nel corso di un gioco di società a casa di una certa Lady Teale, Harley si convince che Ned ha solo rubato la fibbia di diamanti dopo che la contessa Chuckfield era già morta. Con molta probabilità il ladro ha visto l’assassino e lo conosce, ma per qualche oscuro motivo si rifiuta di rivelare ciò che sa.

I sospetti del giornalista, allora, si spostano sul signor George Selbourne, l’ultimo amante di Barbara, che per pagare i propri debiti di gioco gestisce un’attività di contrabbando sul Tamigi. Selbourne, però, pare sinceramente scosso dalla dipartita della donna e Harley lo esclude dalla lista dei sospetti quando capisce che il vero assassino sta cercando di sopprimere anche lui.

Qualcuno ha ucciso Lady Barbara e il suo unico nipote, Jemmy Taylor: “non un vero nipote, ma il figlio della sua defunta cugina Isabella, quella che sposò il signor Martin Taylor. Le giovani signore furono cresciute insieme da bambine” e Harley inizia a pensare che forse chi ha ucciso Barbara e Jemmy è qualcuno della famiglia, che porta ancora il nome che Barbara aveva cambiato. Non a caso al loro primo incontro, il marito le aveva ricordato che lady Cuckfield era nata Mount Holly.

Seguendo le vicissitudini del suo protagonista, un uomo colto e raffinato, ma povero in canna, Margaret Doody ci conduce attraverso una Londra cenciosa e disperata, dove chi vive in una grotta umida e può permettersi di bere del tè usato una volta sola si ritiene fortunato, siccome sa che sono in molti a vivere in maniera ancora più miserabile. 

“Omicidi in inverno” è un giallo storico intelligente, ben documentato e dotato di fascino, non a caso a scriverlo è Margaret Doody, grande studiosa di Storia e penna esperta, che già alla fine degli anni settanta del secolo scorso aveva pubblicato due romanzi che vedevano protagonista il filosofo Aristotele nel ruolo di investigatore. Romanzi che allora ebbero poco successo, ma che ripubblicati all’inizio del nuovo secolo, quando è diventato di moda far rivivere Dante, Leonardo, Lorenzo de’ Medici e molti altri uomini famosi del passato nel ruolo di detective, hanno dato origine a una serie lunga e di successo.

Maria Cristina Grella

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