Senti che fuori piove – Giancarlo Vitagliano



Giancarlo Vitagliano
Senti che fuori piove
Homo Scrivens
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Nicola Paris è uno psichiatra napoletano che svolge la propria professione privatamente. A volte, però, l’amico magistrato Attilio Rangone lo incarica di effettuare  perizie su alcuni detenuti del carcere cittadino. Se all’inizio Paris provava quasi un senso di eccitazione, ora le visite in prigione lo rendono di umore cupo e accetta solo per fare un favore all’amico. La nuova perizia che gli viene affidata si rivela sin da subito complicata: il paziente è Marcello Calisi, accusato dell’omicidio di quattro uomini. Le vittime non hanno, apparentemente, alcunché in comune fra loro: il detenuto si dichiara colpevole e afferma di dover uccidere per far cessare la pioggia che sente nella sua testa. Lo psichiatra resta interdetto, cerca di capire il significato di quelle parole, ma Calisi si rifiuta di andare oltre. Ciò comporta in Paris qualcosa che non gli era mai accaduto, ovvero il provare un’empatia così forte con il paziente che rischia di trasformarsi in ossessione. Persino Celeste, la moglie di Nicola, si è accorta del tormento del marito, che decide così di rompere la “tradizione” e parlarle del caso.
Senti che fuori piove prende il titolo dal verso di una famosa canzone che i lettori non faticheranno a individuare. Le  vicende del romanzo sono narrate in prima persona dal protagonista, di cui l’autore ci fa conoscere anche l’aspetto privato. I momenti trascorsi a casa con Celeste e il piccolo Roby rappresentano una zattera cui aggrapparsi per dimenticare, almeno temporaneamente, le visite in carcere. Queste ultime si fanno sempre più dure e difficili dal punto di vista emotivo, sia per Paris sia per Calisi, il quale riesce pian piano a frugare nel proprio passato e a risalire alle origini del proprio tormento. Ciò grazie all’aiuto dello psichiatra, che, discostandosi forse dagli stereotipi cui siamo abituati, mostra il suo volto umano e il suo coinvolgimento nel caso. In questo mi piace intravedere un aspetto di Giancarlo Vitagliano, medico anch’egli pur se non psichiatra, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente. Non si può chiudere senza accennare alle lunghe passeggiate del protagonista, cui fanno da sfondo alcune delle tante bellezze di Napoli, in particolare i suoi paesaggi da cartolina.

Massimo Ricciuti

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