Ellery Queen, Tutti i racconti



Ellery Queen
Ellery Queen, Tutti i racconti
Mondadori
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Riuniti in un’unica raccolta, per la gioia dei lettori e dei collezionisti, tutti i raccolti di Ellery Queen, celebre pseudonimo dietro cui si celano i cugini Frederic Dannay e Manfred B. Lee, figli di poveri immigrati polacchi, che inaugurarono un nuovo genere poliziesco negli anni d’oro del giallo, con la celebre sfida lanciata al lettore, e pubblicarono anche il periodico Ellery Queen’s Mystery Magazine che ospitò il meglio della produzione mondiale di racconti polizieschi.

Questa monumentale opera curata da Franco Forte raccoglie novantuno racconti per un totale di 1250 pagine di puro divertimento, col lettore chiamato a confrontarsi coi più disparati rompicapo la cui soluzione, sempre lineare e logica e apparentemente alla portata di tutti, di fatto statuisce l’irraggiungibile acume che fa di Ellery Queen un personaggio immortale.

In premessa Franco Forte lo dice a chiare lettere: “Questo volume rappresenta la più corposa e completa raccolta dei racconti e radiodrammi di Ellery Queen che hanno come protagonista uno dei detective più famosi della storia del giallo, omonimo dello pseudonimo con cui sono state firmate le sue storie. L’arco temporale dei racconti, qui disposti in ordine cronologico, è amplissimo e copre circa quarant’anni, durante i quali il lavoro congiunto dei due cugini ha dato vita a un immenso numero di testi raccolti in antologie o pubblicate da giornali e riviste, fra cui anche la “Ellery Queen’s Mystery Magazine” e adattamenti per la radio, il cinema e la televisione. Un corpus difficile da governare, certo, che però questo volume riesce a rappresentare a trecentosessanta gradi.”

La prefazione è affidata a uno dei più esperti giallista di casa nostra, Carlo Lucarelli: “Ci sono tre cose che so su Ellery Queen, e le ho imparate già la prima volta che l’ho conosciuto, quando mia madre, grandissima lettrice di gialli e non solo, me ne ha passato uno con la sua consueta introduzione: “A me è piaciuto, leggilo”.

La prima cosa è che Ellery Queen non è uno, ma due, anzi tre. O meglio, cinque. Ma forse anche di più.

La seconda è che ne sa una più del Diavolo.

La terza è che morire ammazzati può essere incredibilmente divertente.”

E ancora: “C’è l’ennesimo stereotipo che vuole che i racconti, per un autore che scrive romanzi, siano una produzione minore. Qualcosa che fai per forza perché te la chiedono per lo spazio ristretto di una rivista, o perché quell’anno non hai un’idea buona per qualcosa di più lungo, per cui tanto vale un’antologia, magari raschiando il proverbiale fondo del barile. Be’, non è vero. Per un autore i racconti sono la stanza dei giochi. Un posto libero in cui correre, proprio come fanno i bambini. Un posto in cui giocare. E soprattutto per gli scrittori di gialli, che a giocare ci sono più abituati degli scrittori cosiddetti seri, e quindi figurarsi uno come Ellery Queen. Nei racconti si sperimenta, si prova, si inventa e ci si diverte. Nei racconti si dà tutto subito, proprio perché il traguardo è vicino, come nei cento metri, e non puoi permetterti nessun cedimento, nessun errore. Sono meravigliosi, i racconti.”

Tra i racconti più celebri e unanimemente citato come un capolavoro di virtuosismo, vi è L’avventura dell’orologio sotto la campana di vetro, la cui ingegnosissima soluzione soltanto la mente eccelsa di un investigatore come Ellery Queen poteva risolvere con tanta sicumera da risultare perfino sfacciata.

 Ellery Queen, laureato a Harvard, veste i panni dell’investigatore dilettante il più delle volte per il puro piacere di svolgere delle indagini e dare una mano al padre Richard, ispettore capo della squadra Omicidi della polizia di New York. Mente sveglia e analitica, il giovane Ellery è attratto dal crimine per pura curiosità.

La raccolta si apre con L’avvenuta del viaggiatore africano e già da questo primo racconto il lettore potrà pregustare appieno tutto il divertimento che lo attende in compagnia di un personaggio indimenticabile. Come scrive Mauro Boncompagni nella post fazione per spiegare il fascino senza tempo di questo personaggio fin dal suo apparire negli anni Trenta: “Quello che fin dall’inizio attrasse lettori e critici era una qualità unica, così rara e affascinante da portare Ellery Queen alle vette della produzione gialla mondiale nel giro solo di pochi anni: il fascino delle sue trame, piene di trovate così bizzarre  e di indizi dall’aspetto talmente enigmatico da creare un vortice di emozioni intellettuali forse mai più ripetute nella storia del poliziesco classico.

Roberto Mistretta

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