Maurizio de Giovanni ci ha abituato a cambiare stile e linguaggio a seconda della serie di romanzi, ma è sempre rimasto fedele a un tipo di narrazione drammatica e tragica, intrisa di forti emozioni, in modo magistrale.
Con questa serie, che ha come protagonista Mina Settembre, ci vuole stupire, perché ha cambiato nuovamente: preceduto da due racconti e dal romanzo “Dodici rose a settembre” ha ideato una serie leggera, ironica, con momenti divertenti, soprattutto nei battibecchi e nei confronti tra personaggi. Un divertissement, una commedia che si colora di noir.
I personaggi sono descritti con leggerezza, più nelle manie, fissazioni, atteggiamenti ridicoli, fobie che nella profondità dell’anima, come negli altri romanzi. Qualche lettore rimarrà deluso o sconcertato, soprattutto all’inizio del libro, per il contrasto stridente con i precedenti: ma poi, il narratore di tante vicende bellissime e struggenti, con un colpo da maestro, racconta una bellissima storia d’amore.
Come del resto fa sempre, perché l’argomento è al centro di ogni suo libro. È proprio questa storia, che ruota sull’amore e sul potere di redenzione della cultura, insieme con l’ambiente e il popolo di un quartiere napoletano dominato dalla camorra, descritti con l’abituale eccellenza, che danno valore a un bel libro, che pur in alcune parti cade di tono tra battute spiritose e personaggi-macchietta.
Mina Settembre, assistente sociale in un Consultorio dei Quartieri Spagnoli è una simpatica quarantenne tutto fuoco, aggressiva quanto basta, fin troppo incosciente, che si butta a capofitto in situazioni a dir poco pericolose, trascinando con sé due uomini che pendono dalle sue labbra e dalla sua bellezza, ipnotizzati dalla sua esuberante procacità. Una vita in bilico, quella di Mina, afflitta da tre problemi; uno, la malefica madre, due, il suo corpo e soprattutto una parte del suo corpo, tre, il suo collega Domenico- chiamamimimmo – Gammardella, ginecologo del consultorio, sosia di Kevin Costner e sogno erotico di femmine (e maschi) del quartiere, oltreché suo.
Accogliendo il grido d’aiuto di una madre disperata, Mina conduce un’indagine parallela al magistrato De Carolis (suo ex marito) ficcando il naso nella vicenda che coinvolge una delle famiglie camorristiche più potenti della città. Se il PM, insospettito da alcune circostanze riguardanti l’omicidio di un vecchio professore, cerca prove per fare il suo dovere, lei corre, come Giovanna d’Arco, in missione per salvare un giovane e la sua famiglia da un destino di capomafia che gli spetta di diritto, ma che non desidera. Mina rischia molto, il quartiere fa terra bruciata intorno a lei, l’omertà e la paura non fanno sconti. La fantasia però non le manca e, aiutata dalle sue migliori amiche “Le ragazze della quinta B” (una sorta di “Women’s Murder Club” in versione napoletana) riesce a uscire con un colpo d’ala dalla spinosa situazione, mentre il magistrato De Carolis risolve il caso abilmente, salvando capra e cavoli. Perché è un buon magistrato, che non si lascia piegare dai pregiudizi e crede nella possibilità di riscatto da una vita predestinata al crimine, e, come Mina, può tornare ai suoi ideali di gioventù, quando sognava di ripulire il mondo dal male.
È in produzione il film dedicato a Mina Settembre, un personaggio cui si addice perfettamente la trasposizione cinematografica, forse pensato proprio per goderlo in quel modo? De Giovanni, oltre che eccellente scrittore, è anche sceneggiatore e drammaturgo. Nel frattempo, vale la pena conoscere il libro!
Troppo freddo per Settembre – Maurizio de Giovanni
Tiziana Viganò