Ultimo sangue – Diego Di Dio



Diego Di Dio
Ultimo sangue
La Corte Editore
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“Il bene e il male esistono, e sono due stanze contigue, divise da una porta spalancata.

Il bene e il male esistono, e la distanza che li separa non è un abisso, ma un passo.”

Mi piace proporre questa citazione tratta dall’ultima fatica letteraria di Diego Di Dio (“Ultimo sangue”, edizioni La Corte) perchè il libro merita di occupare un posto di rilievo nella biblioteca personale di ciascuno di noi. 

Un posto per chi abbia voglia di leggere un autore che sa narrare con talento e sapienza i sentimenti, le paure e le angosce, l’azione e l’imprevedibilità.

È un libro per cui vale la pena.

Vale innanzitutto la pena di gustarsi l’ottima scrittura: tagliente, ficcante, incalzante ed estremamente efficace.

E poi la storia che si squaderna con i tempi giusti e andando a coinvolgere la pancia, arrivando fino al cuore: e da qui non scappa più.

Laddove ci si aspetterebbe un romanzo di mera azione, spietata e crudele, emerge una storia di amore e di sentimenti genuini, di emozioni positive e mai scontate.

Ad esser sincero confesso che l’inizio mi pareva leggerino, nonostante i temi trattati: mi veniva in mente una versione romanzata di Diabolik, con Lui spietato criminale, gran fisico e freddo calcolatore, lei compagna devota, intelligente e bellissima, un rifugio, identità da nascondere al mondo e mestiere fuorilegge perennemente braccato dalla Polizia.

Ma poi la trama si fa densa e si arricchisce, anche di colpi di scena.

Alisa e Buba ti entrano sotto pelle e non ti mollano più: ti fanno sperare, ti fanno inc…arrabbiare ma non ti lasciano mai indifferente, ti costringono a fare il tifo per loro. Ad ogni costo, nonostante tutto.

Con la scusa di narrare le vicende di due sicari e l’incarico che ricevono dalla boss donna Teresa di uccidere la figlia (Lucia De Rosa) del boss rivale (don Pasquale), ne emerge un romanzo sul potere dell’amore: quello che riesce a superare le difficoltà, quello che rimane legato come un filo che attraversa il tempo, quello per i figli, persi, mai arrivati, degli altri. Quell’amore che ti  fa guardare dentro, ti fa fare i conti con te stesso e ti dice chi sei.

Un romanzo che, grazie ai salti temporali, instilla poco alla volta nel lettore nuove e utili informazioni per arrivare al quadro complessivo.

Un’opera che mi sento vivamente di consigliare a chi abbia voglia di godersi quelle 360 pagine in cui nulla è fuori posto. A chi abbia voglia di leggere molto più di un semplice romanzo sulle vicende tra famiglie rivali della malavita campana. A chi abbia voglia di scrutare il male schifoso che talvolta ci avvolge e ci costringe ad una direzione che mai avremmo immaginato. Una direzione ingiusta e sovente senza ritorno. Un male che non tutti riescono a vincere e da cui, siamone certi, nessuno esce indenne.  

Pier Livrieri

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