Dopo averci presentato il suo commissario Portanova, nel suo primo romanzo pubblicato con Frilli, Il gioco delle sette pietre, Alberto Minnella ce lo ripropone regalandogli maliziosamente, così per cominciare, una “mala jurnata”.
Infatti intanto fa un freddo da orbi per un giugno siracusano, il termometro è fermo a un implacabile sedici gradi e, a due giorni dall’attracco della nave Esperia, alla Marina del porto viene ripescato il cadavere sgozzato di un ragazzo, tale Sebastiano Spicuglia, figlio di un cordaro. Il “fattaccio” fa sì che il povero Portanova venga prelevato quasi a forza dal Teatro Greco, dove si dava la Medea di Euripide, e sia costretto ad accollarsi “ipso facto” l’indagine.
Niente agognato spettacolo per lui dunque e come contentino, tanto per gradire, dovrà anche rinunciare sia alle progettate ferie, sarebbe dovuto partire la mattina dopo per raggiungere sua moglie, trattenuta a Catania dalla madre gravemente ammalata.
E dovrà sbrogliare una trama intrigata quanto basta, con personaggi troppo impegnati per dare davvero informazione e aiuto, come il commissario di porto Carunchio, o poco chiari, come Alessi, suo socio e imprenditore marittimo socio di Spicuglia, il padre del ragazzo che ahi! è scomparso anche lui. Insomma, uno strano caso che costringe Portanova a muoversi e a indagare a passo di carica, che presenta misteriose particolarità, collegato a qualcosa che riporta alla guerra. Ma ci sarebbe forse anche puzza di droga? E in Piccolo, il nuovo giudice istruttore non gli semplifica la vita. Un romanzo coinvolgente, piacevole, con un commissario umano, ironico e capace, uno scenario di prim’ordine che ci ripropone il vissuto del porto in quegli anni, con gli antichi lussuosi piroscafi di allora. Un indovinato ricordare musiche e celebri incisioni che fanno quasi da colonna sonora e una serie di personaggi di livello, vedi anche la fascinosa Lucia, prematuramente vedova.
Una “mala jurnata” che non vedrà né vinti né vincitori. Le tragedie personali, che suscitano desiderio di rivalsa e di vendetta possono portare solo a drammatiche conclusioni.
Un’indagine condotta con i mezzi e i modi che furono.. . ma allora tollerati se servivano…
Avvolto in una nuvola di sigaro toscano, (sono i peccaminosi anni in cui tutti fumavano e nei film e persino nei primi serial televisivi le sigarette facevano sempre la loro “perversa comparsa”), il taciturno commissario Portanova ci fa rivivere una bella Sicilia siracusana degli anni ’60 (1964) malinconica e contemplativa quanto lui.