La donna che sembrava Greta Garbo



Maj Sjöwall , Tomas Ross
La donna che sembrava Greta Garbo
Sellerio
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Era il 1961, in Svezia, quando la giovane Maj Sjowall, nata nel 1935, sconosciuta cronista con l’hobby della poesia, conobbe Per Wahloo, un giornalista affermato, di nove anni maggiore di lei: i due si sposarono l’anno successivo ed ebbero cinque figli. Wahloo era anche uno quotato scrittore di gialli, e chiese alla moglie di dargli una mano a terminare un romanzo destinato a diventare un successo internazionale (sarebbe anche uscito in Italiano, nel 1966, nella collana I Rapidi di Mondadori, con il titolo Ripulite la piazza!).
L’ottimo risultato della collaborazione indusse la coppia a scrivere un altro giallo, che Wahloo sottopose al suo editore proponendolo inizialmente come l’opera di un semplice conoscente che si era rivolto a lui per un aiuto. All’editore, la storia piacque molto, il libro uscì con il titolo Roseanna e fu un tale successo da indurre i due autori e l’editore a varare una intera serie con al centro i suoi protagonisti, la squadra investigativa del commissario Martin Beck di Stoccolma. Questi romanzi, poi tradotti in oltre 30 lingue (comprese cinese e giapponese), sarebbero arrivati in Italia nei primi anni ’70 con la quarta serie dei Gialli Garzanti, in cui ne furono tradotti sette. Dopo il 2000, la Sellerio ha pubblicato l’intera serie nella collana La memoria, proponendola nelle nuove e belle traduzioni di Renato Zatti (quelle antiche della Garzanti, pur suggestive, erano piene di tagli).
Non sappiamo se il successo avesse convinto gli autori a continuare la serie. Durante la stesura del decimo romanzo, Per Wahloo si ammalò di un male incurabile e morì nel 1975, a soli 49 anni.
Dopo la scomparsa del marito, Maj Sjowall è stata molto attiva in diversi campi dell’industria culturale, ma soprattutto come traduttrice. Ha compiuto due sole altre escursioni nel campo della narrativa, entrambe in opere scritte a quattro mani, e la più famosa, La donna che sembrava Greta Garbo, scritta insieme all’olandese Tomas Ross, uscita nel 1990 e già uscita qualche anno fa da Hobby & Work senza grande successo, viene riproposta oggi da Sellerio nella stessa collana in cui è già uscita la serie di Martin Beck (nota anche come Romanzo su un crimine, sottotitolo comune a tutti i titoli).
La donna che sembrava Greta Garbo presenta un intreccio che parte subito a tutta velocità. Durante una visita ufficiale in Svezia, un sottosegretario del governo olandese viene filmato mentre si intrattiene con una giovanissima prostituta e successivamente ricattato da una finta giornalista che gli chiede una grossa somma di denaro per far sparire il filmato. Contemporaneamente, un commerciante di automobili, sempre olandese, Ab Kroonen durante un viaggio d’affari in Germania, si imbatte in un film porno in cui riconosce la propria figlia Christine (una giovane inquieta che ha lasciato gli studi per andarsene in giro nel mondo e non invia notizie da un po’) tra i protagonisti; scoperti il titolo del film e la casa di produzione, che si trova a Stoccolma, si reca nella capitale svedese per scoprire cosa stia combinando la ragazza, ma la casa di produzione ha chiuso e nessuno sa dirgli nulla. Si rivolge allora alla polizia svedese, ma l’unica cosa che riesce a sapere è che qualcuno ha denunciato la scomparsa di Christine alcuni giorni prima.
A questo punto, viene contattato da Peter Hill, uno scrittore free lance che non se la passa molto bene: giornalista del tipo di Marco Travaglio, a forza di dire peste e corna dei politici corrotti, a un certo punto ha pestato qualche callo di troppo e si è ritrovato sbattuto fuori da tutte le redazioni più importanti del Paese. Ora va in cerca di scoop clamorosi, più per essere pagato bene che per rilanciare una carriera che considera ormai stroncata definitivamente. Hill ha ricevuto una soffiata da un amico ex poliziotto che gli ha raccontato la storia del sottosegretario olandese ricattato ed è giunto alla conclusione che Christine Kroonen sia implicata nel ricatto.
Hill e Kroonen si intendono subito, e vanno in giro a interrogare tutti quelli che possono sapere qualcosa di Christine, a partire dalla sua ex coinquilina (quella che ne ha denunciato la scomparsa) e dalla madre del suo ragazzo Mats (che risulta anche lui irreperibile ed è sicuramente l’autore del film porno). I due però non sanno che i servizi segreti svedesi sono sulle loro tracce perché anch’essi ritengono Christine implicata nel ricatto; e che la relativa indagine è stata affidata a un agente duro e cinico, un tipo piuttosto fascistoide, tale Bo Wester, che tra l’altro odia Peter Hill e farebbe festa se potesse metterlo nei guai.
Da questo momento, il romanzo diventa un ingarbugliato gioco di astuzia in cui tutti i protagonisti cercano di fregarsi a vicenda, anche fingendo di collaborare, per raggiungere per primi l’obiettivo.
I romanzi della serie di Martin Beck, nonostante la malinconia tipicamente scandinava e l’amarezza per il destino dell’umanità coinvolta nei delitti, che ricorda molto le storie con Maigret, quelle italiane di Massimo Felisatti e Fabio Pittorru (la serie di Qui Squadra Mobile, che approdò anche alla tv) e quelle inglesi degli ex poliziotti John Wainwright e Hamilton Jobson, contenevano un fondo di ottimismo, la speranza che il lavoro di polizia, come tutti quelli svolti per convinzione nell’interesse di tutti, potesse contribuire a rendere il mondo un posto migliore, come si credeva nel periodo in cui furono scritti. Questo romanzo invece è quello di un tempo cupo e privo di qualunque speranza, in cui il Potere è al di sopra della Legge e quelli che dovrebbero far rispettare la Legge sono i primi ad essere asserviti al Potere, ossessionati solo dall’idea di asservire pure gli altri. Ritorniamo, senza rendercene conto e convinti di essere garantiti dalle istituzioni democratiche, al tempo in cui la libertà rappresentava solo un’utopia, come nel Paese sudamericano in mano ai militari golpisti in cui si svolgeva la vicenda di Ripulite la piazza! e nei regimi autoritari come quello spagnolo di Franco, cui Per Wahloo aveva dedicato un durissimo reportage quando non era ancora uno scrittore famoso.
E forse va anche peggio: perché, intanto, “i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri” e le discriminazioni già presenti e imbarazzanti nei romanzi con Martin Beck (in cui, ad esempio, si racconta senza peli sulla lingua della scarsa considerazione degli svedesi per i loro vicini finlandesi, considerati alla stregua di romeni e albanesi in Italia), non sono affatto scomparse, si sono anzi consolidate e a esse se ne sono aggiunte pure altre peggiori, legate ai fenomeni migratori.
Insomma, in La donna che sembrava Greta Garbo, la vicenda poliziesca, per quanto perfettamente concepita e congegnata, serve soprattutto a raccontare una visione del mondo, con una lucidità che un bel po’ di autori mainstream neanche si sognano.

Roberto Cocchis

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