Askja – Ian Manook



Yan Manook
Askja
Fazi
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Ian Manook, grande appassionato di viaggi, si conferma specialista delle trilogie con Askja, il secondo episodio della nuova trilogia ambientata in Islanda che fa seguito al successo di Heimaey.
L’effetto comune nei libri di Manook, ricordiamo la Mongolia del Commissario Yeruldelgger, è quello di venire catapultati nella terra in cui è ambientato il libro attraverso le sue tipiche descrizioni di luoghi e tradizioni. Anche in Askja l’Islanda viene presentata come una terra selvaggia, antica ed a tratti ostile, Manook è molto abile nel trasmettere al lettore la forte contrapposizione tra il fuoco dei vulcani ed il ghiaccio della neve. Il lettore immergendosi in queste atmosfere viene chiamato in qualche modo ad una spinta naturalistica, quasi un suggerimento a rispettare la natura al fine di preservarla da possibili atteggiamenti prettamente turistici.
L’intreccio dei personaggi è basato su una narrazione tipica di Manook, costruita nei minimi dettagli, caratterizzando perfettamente i protagonisti, fornendo al lettore tutti gli strumenti per seguire con interesse l’indagine, in un lento ma costante crescendo di suspance.
Mattatore principale della scena è ancora l’Ispettore Kornelíus Jakobsson, protagonista conosciuto in Heimaey. Senza dubbio Kornélius incarna la figura mitologica scandinava del troll, gigante sempre arrabbiato con un pessimo carattere e dai modi a tratti incontenibili, capace di infrangere le regole scavalcando le gerarchie pur di arrivare ad ottenere la verità e risolvere le indagini che segue. Kornelius è però anche un personaggio capace di seguire le sue passioni, come quella per la musica folkloristica arrivando a far parte di un coro di sole donne.
A dare man forte a Kornelíus troviamo nuovamente la sua squadra, come Ida e Botty, personaggi di supporto ma capaci di ritagliarsi ruoli di prim’ordine in molti frangenti dell’investigazione.
La trama del libro è caratterizzata da due indagini che, almeno inizialmente, si svolgono in modo parallelo.
In un deserto di cenere alle pendici dello stratovulcano islandese Askja, situato a nord del ghiacciaio Vatnajökull, un giovane fotografo avvista il corpo imbrattato di sangue di una donna mentre nella capitale Reykjavík un cratere in cui vi sono una bottiglia di vodka e tracce di sangue viene delimitato dalla Polizia come scena del crimine. In entrambi i casi però a mancare sono proprio i cadaveri delle due vittime, da un lato Kornelíus e dall’altro la giovane Botty dovranno cercare di capire come questi possano essere svaniti nel nulla senza lasciare tracce. L’investigazione si complica non poco quando anche i testimoni dei due presunti delitti, entrambi con problemi di memoria, inspiegabilmente sembrano essere diventati irreperibili.
Manook pensa bene di infittire i misteri della sua narrazione inserendo tra i protagonisti un misterioso cecchino che sembra più interessato a spaventare le persone che a mietere vittime.
Tutte queste circostanze riportano alla mente dell’Ispettore un vecchio caso degli anni Settanta e piano piano, parallelamente all’indagine, il lettore scoprirà altri aspetti del doloroso passato di Kornélius fino ad addentrarsi nelle vicissitudini che l’hanno reso una persona fiera e schiva.
Di fatto Askja si rivela un bel thriller, energico ed entusiasmante, con un ritmo incalzante, in perfetto equilibrio tra il lato avvincente dell’investigazione ed il lato umano dei protagonisti, che tra intrighi e rivelazioni porta il lettore ad un finale non banale nonostante questo libro non sia il capitolo finale della saga islandese.

Gianluca Iaccarino

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