Uno strano pubblico ministero – Giorgio Bastonini



Giorgio Bastonini
Uno strano pubblico ministero
Mondadori
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Lo premetto, Pietro Santarelli mi sta simpatico, è vero che il gruppo di Pubblici Ministeri e Sostituti Procuratori che affolla le pagine di buona parte della narrativa nostrana è ricco di personalità di spicco e simpatici gregari, ma un po’ di spazio per uno disposto a farsi prendere a borsettate pur di seguire le proprie intuizioni giudiziarie non può non esserci.
Lo sa bene Giorgio Bastonini, autore di questo secondo romanzo dedicato a Santarelli, pubblicato lo scorso 12 gennaio da Mondadori, capace di congegnare un plot interessante, alternando in maniera adeguata l’opportuna elaborazione del personaggio principale con lo svolgimento di una storia che affronta temi sociali attuali, senza perdere in scorrevolezza e regalando, di tanto in tanto, qualche sano sorriso.
Siamo a Latina, e già questa è una novità mica da poco! La Pontina lascia la malinconia arruffata della cinta romana per tuffarsi tra le pieghe del più strano esperimento di razionalismo urbanistico e architettonico mai tentato nel nostro paese. Come ogni provincia che si rispetti, anche qui bisogna andare oltre le apparenze, scavalcare la forma per cogliere la sostanza dei luoghi e delle persone. Solo così puoi fare in modo che uno come Livio, barista ombroso, di poche parole ma di buon cuore, diventi il tuo confidente. 
Due tunisini vengono assassinati a distanza di qualche giorno l’uno dall’altro, le indagini sembrano andare nella direzione del regolamento di conti causa spaccio, ma per capire meglio cosa è realmente accaduto c’è da abbattere il muro di reciproca diffidenza con la comunità islamica locale. Sembra quella l’unica strada per arrivare alla verità, evitando altro spargimento di sangue.
Pietro Santarelli somiglia alla città che lo ospita, anche lui conosce il malessere profondo che si prova quando qualcuno a cui tieni tenta ripetutamente di appiccicarti addosso un’idea di vita che non ti assomiglia. E allora meglio essere sé stesso, aldilà delle convenzioni che il ruolo pubblico prevede, lasciando che il margine di equilibrio tra gli opportuni tatticismi e l’imprescindibile volontà sia sempre risicato ma efficace.  
Al termine della lettura ci rimane addosso la voglia di saperne di più su di lui, di vederlo presto di nuovo all’opera, di comprendere come evolverà il rapporto con Barbara, bella ma enigmatica, se la pizza di Samir resterà il giusto compromesso per abbattere il languore di metà giornata e se quelli del clan Romano continueranno ad essere i soliti spacconi. Anche per noi, caro Pietro Santarelli, le azioni umane restano un affascinante groviglio di misteri.

Antonio Amoruso

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