L’AIDS che conosciamo

Era l’inverno del 1981 quando il figlio di amici di famiglia morì.
Il suo sistema immunitario non era più in grado di proteggerlo nemmeno dalle infezioni più banali. Ricordo la cecità parziale, poi totale, poi la morte. In Italia c’erano stati un paio di casi simili.
Ero piccola, ma lo ricordo bene. Aveva appena vent’anni, era un ragazzo come tanti. Non più bello, più alto o più simpatico. Il vicino di casa che tutti abbiamo.

Il 1° dicembre di quello stesso anno venne diagnosticato il primo caso di AIDS.
La malattia venne chiamata col suo nome.
Da allora in quella data si celebra la giornata mondiale contro la l’AIDS, volta a sensibilizzare le coscienze sull’incidenza della malattia sulla popolazione e sui metodi di prevenzione.
Finora l’AIDS ha ucciso più di 25milioni di persone, e se ad essere colpiti sono soprattutto i paesi africani, va segnalato che in Italia si registrano 4mila nuovi casi all’anno di malattia conclamata, con una maggiore incidenza sugli individui eterosessuali con più di quarant’anni.
Da anni le campagne informative pongono l’attenzione sull’universalità del contagio, che non riguarda solo omosessuali e tossicodipendenti, che nell’immaginario collettivo spesso rappresentano gli untori da ghettizzare. L’AIDS è davvero democratico.
Ha ucciso Keith Haring, Freddy Mercury, Pier Vittorio Tondelli, per fare solo alcuni nomi. E ancora Rock Hudson, Arthur Ashe.
Spesso alla letteratura è stato affidato il compito di raccontare la malattia. L’ha fatto Michael Cunningham nel suo Le ore, o Giancarlo De Cataldo in Romanzo Criminale, Irvine Welsh in Trainspotting. Storie che si leggono, ma che non sono lontane dal quotidiano.

Rimandiamo al sito della Lila per tutte le informazioni su come si contrae il virus, sulla differenza tra la sieropositività e la malattia, sui metodi di prevenzione, di cura e sulle aspettative di vita, e sulle aree di diffusione.
Qui oggi ci indigniamo un po’ per alcune notizie lette in rete che riguardano il belpaese.
Scopriamo che la regione più colpita in assoluto è la modernissima Lombardia, e che più della metà dei malati riceve la diagnosi senza prima aver saputo di essere sieropositivo.
Il virus si trasmette quasi esclusivamente per via sessuale, diminuisce la trasmissione tra tossicodipendenti e da madre sieropositiva a neonato.
l’ Italia è ultima tra i Paesi sviluppati nella top ten dell’ uso di contraccettivi non naturali. Soltanto il 39,2 % dei giovani li usa, contro l’85,9% dei cinesi.
Se in Australia i preservativi si trovano in erogatori appesi agli alberi, e a New York distribuiti in metro, da noi mancano le campagne di informazione; molte donne non sanno ad esempio che esiste il femidom, il preservativo femminile, che protegge al pari di quello maschile che però, a differenza di quanto accade ad esempio in Francia, è di difficile reperimento ed ha un prezzo molto alto (tra i 6,5 e i 7,5 € per una confezione da tre).
Non si conosce nemmeno molto il dental dam, che si utilizza nei rapporti orali, e pare ovvio, anche il classico preservativo ai più è uno strumento sconosciuto.
Fermare l’AIDS: manteniamo la promessa. Questo lo slogan della giornata, che però vorrebbe diventare un impegno quotidiano da parte di privati e istituzioni.

eva massari

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