Abbiamo visto detective di tutti i tipi, poliziotti o dilettanti, divertenti o serissimi, scalcinati o traballanti sul tacco dodici, perfino fuori di testa più dei criminali a cui danno la caccia. Giancarlo De Cataldo, giallista best seller, magistrato, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo ha creato un protagonista sui generis per una serie, ormai al quarto libro, che coniuga serietà di indagini a ironia, in un mix di leggerezza e misteri che rende piacevole la lettura.
Manrico Leopoldo Costante Severo Fruttuoso Spinori della Rocca dei conti Albis e Santa Gioconda, detto “il contino”, è un affascinante pubblico ministero che impariamo a conoscere nei particolari della sua vita privata, i suoi hobby (la lirica e l’arte), i suoi molti amori, la madre ludopatica che ha dilapidato le ricchezze famigliari, il formidabile maggiordomo. Nobile e simpaticissimo, investigatore con classe, affiancato da una squadra di sole donne, si muove negli ambienti plebei della politica con la difficoltà di chi, di blasonate e antiche origini, li ha sempre guardati dall’alto e dominati.
La sua discrezione e il savoir faire naturale porta i superiori ad affidargli un caso scottante che coinvolge la Roma-bene, personaggi dello spettacolo e alcuni noti esponenti del mondo politico che si sono invischiati nella rete del mago Narouz, un ciarlatano senza scrupoli che viene assassinato. Cosa c’è dietro l’omicidio? Sette sataniche, esoterismo, rivalità tra maghi concorrenti, soldi?
“I maghi servono anche a difenderti dai cattivi maghi. Cioè, qualcuno ti fa una fattura, e il mago gliela ritorce contro. Si chiama «colpo di ritorno»”.
L’ispirazione per risolvere i casi gli viene dalle opere liriche, in cui è contenuta tutta la gamma delle emozioni e dei sentimenti forti. Dapprima sarà L’elisir d’amore di Donizetti a suggerirgli idee per questa indagine, ma poi risolutiva sarà “La dama di picche” di Tchaikovsky, che narra una storia di ludopatia ed esoterismo.
La trama si complica, ma la narrazione procede agilmente presentandoci il mondo della politica negli aspetti più volgari e il mondo della superstizione che nasconde solo giochi di soldi e potere ai danni degli stolti creduloni che ne rimangono soggiogati.
Una serie di libri “leggeri”, quelli su Manrico Spinori, lontani dalla profondità e importanza dei capolavori di De Cataldo, ma che rivelano comunque la mano di uno dei migliori scrittori italiani di gialli.