Delitti al sole



AA.VV.
Delitti al sole
Elliot
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Delitti al sole : il sole splende ancora sul giallo classico.
Forse perché sono stati il mio rito d’iniziazione o per la loro natura di rassicuranti rompicapo, non ho mai abbandonato la mia predilezione per i misteri della Golden Age, quella stagione della detective fiction dai confini temporali sfocati, cui hanno dato vita scrittori che spesso erano accademici, scienziati o intellettuali e che hanno celebrato nelle loro opere enigmi ingegnosi e apparentemente insolubili, delitti “gentili”, mai truculenti, sempre svelabili con saldo processo deduttivo.
Saluto quindi con sincero entusiasmo l’iniziativa di editori come Elliot, Le assassine o Neri Pozza che da qualche tempo ripropongono maestri indiscussi del genere o nuovi autori che a quello stile e a quelle atmosfere si rifanno.
Alle soglie dell’estate e per i tipi di Elliot appunto, sono apparsi sei racconti riuniti sotto il titolo di Delitti al sole (Elliot, collana Raggi gialli, pagg.185, giugno 2019), firmati da campioni come Arnold Bennet, Gilbert Keith Chesterton, Arthur Conan Doyle e Richard Austin Freeman o da autrici ingiustamente coperte dalla polvere del tempo, quali Marie Belloc Lowndes e Susan Glaspell.
Il titolo della raccolta credo però non metta in giusta luce un denominatore che invece accomuna le brevi storie, ovvero la loro ambientazione non britannica: Parigi per Belloc e Chesterton, Bruges per Arnold Bennet e Dikson, nel nord americano Tennesee, per Gaspell. Anche Conan Doyle e Freeman, ancorati invece al suolo inglese, incentrano nondimeno le loro vicende sul tema del viaggio compiuto dal protagonista: verso Praga per il professor Presbury di Doyle; da Ludham, nella contea di Norfolk, verso Amsterdam per l’Oscar Brodski di Freeman.
Insomma, l’etichetta di village crimes, che spesso viene applicata ai delitti della Golden Age in virtù della loro ambientazione in comunità ristrette, non si addice a questi racconti, per i quali si dovrebbe piuttosto parlare di continental crimes o di travel crimes.
Vediamoli in breve, in ordine alfabetico dei loro autori, cinque inglesi e una nord americana.
POPEAU INTERVIENE (Popeau intervenes, 1926) di Mary Belloc Lowndes ruota attorno al triangolo amoroso cui danno vita Lord e Lady Waverton e la Contessa Filenska, fulgida emigrée russa. In vacanza a Parigi, i tre passano le loro giornate in modo ben diverso: Lady Waverton, cagionevole e languida, tra i morbidi guanciali del lussuoso Hotel Paragon; il marito e la bella Filenska, già amanti appassionati, a godersi le meraviglie della Ville Lumiére. Lord Waverton, pazzo d’amore per la russa, non esita a coprirla di sfavillanti gioielli, mentre accarezza il sogno di una precoce dipartita della moglie. Qualcuno intanto trama nell’ombra per rendere reale il suo desiderio ma, per fortuna, all’Hotel Paragon soggiorna anche l’investigatore in pensione Hercules Popeau, che da un provvidenziale spioncino appropriatamente chiamato “Judas” si avvede del probabile e funesto epilogo della vicenda e decide di intervenire.
Non ci si lasci ingannare dalla narrazione elegante e un po’ frivola, né dai modi sornioni di Popeau, dal quale, secondo la Belloc, Agatha Christie avrebbe attinto a piene mani nella creazione del suo Hercules Poirot. Mary Belloc Lowndes infatti non dimentica nemmeno qui di inserire quella woman question cara al suo cuore, che ferveva nella pubblica discussione di quegli anni sul ruolo femminile nel matrimonio e nella società. E le due eroine del racconto, la privilegiata e fragile Gracie Waverton e la spietata arrampicatrice Olga Filenska di certo incarnano efficaci e opposti modelli di donna virtuosa o vulnerabile al crimine, in rapporto alle loro condizioni sociali ed economiche.
UN BRACCIALETTO A BRUGES (A bracelet at Bruges, 1905) di Arnold Bennet è apparso per la prima volta nella raccolta The loot of cities e appartiene alla serie di avventure del milionario Thorold. Il mistero, come recita il titolo, riguarda un braccialetto di diamanti perduto dalla celebre attrice Kitty Sartorius che, in visita a Bruges con un’amica giornalista, lo sta mostrando a Madame Lawrence, una recente conoscenza, quando questa per sbadataggine lo lascia cadere nel canale. All’inizio quindi non pare esistere alcun mistero, eppure il braccialetto non si trova, nonostante la polizia di Bruges continui per parecchi giorni a drenare il fondo del canale. Il milionario Cecil Thorold, che conosce Kitty ed è anch’egli in visita a Bruges, si propone di risolvere il mistero, magari per contrastare un misterioso conte straniero che sembra molto interessato alla bella attrice.
La caratterizzazione dei personaggi, soprattutto della bella attrice e dell’amica giornalista, è delicata ed efficace, Bennet non per nulla è autore di rango, ma il mistero risulta un po’ esile e di troppo facile soluzione, anche se la tenue vena di romanticismo che lo pervade sembra anticipare il mood dei misteries dei successivi anni Venti e Trenta.
IL GIARDINO SEGRETO (The Secret Garden, 1910) di Gilbert Keith Chesterton, pubblicato per la prima volta nella raccolta The innocence of Father Brown, racconta il rinvenimento del cadavere decapitato di uno sconosciuto, durante una cena a Parigi, a casa del capo della polizia, Aristide Valentin. Tra lo sconcerto generale, di lì a poco viene ritrovata una seconda testa, insieme alla sciabola insanguinata di uno degli invitati. Padre Brown, inutile dirlo, saprà venire a capo del mistero apparentemente insolubile, visto che i crimini sono stati commessi all’interno di un giardino protetto da un muro invalicabile.
La prosa di Chesterton è, come di consueto, una delizia, arguta e vivace. L’autore qui si cimenta in una delle prove più ardue del giallo classico, “il delitto impossibile”, e lo fa con l’arguzia e l’umanità consuete al suo detective seriale. Padre Brown infatti, in quanto sacerdote, ha il dovere di essere informato perché, come lui stesso afferma, “la gente viene e ci racconta tutto”. In antitesi al solido positivismo di Sherlock Holmes, Padre Brown è un esempio d’introspezione psicologica e di deduzione, un connubio di fede e di ragione.
L’AVVENTURA DELL’UOMO CHE CAMMINAVA CARPONI (The creeping man, 1921) di Arthur Conan Doyle appartiene alla raccolta The note-book of Sherlock Holmes e narra la bizzarra vicenda del professor Presbury, esimio docente di fisiologia nell’immaginaria città di Camford che, da rispettabile e bonario, all’improvviso sembra uscire di senno: si invaghisce di una fanciulla che potrebbe essere sua figlia, diventa sempre più irascibile e viene perfino visto camminare carponi per i corridoi di casa. Il suo stesso cane lo aggredisce in più di un’occasione, quasi non lo riconoscesse. Sherlock Holmes, chiamato a dipanare il bizzarro mistero, inizia a pensare che c’entri qualcosa un recente e misterioso viaggio compiuto dal professore a Praga.
Un racconto particolare ma eloquente nell’ambito dell’opera conandoliana, e per più d’una ragione. Non narra un assassinio ma un semplice mistero, eppure vi si accenna a molti dei temi cari al creatore di SH: la predilezione per il fantastico e il gotico; la convinzione che spesso la scienza produca mostri e dunque non si possa forzare più di tanto la mano alla Natura; la chiusura dell’isolano verso ciò che è straniero, qui rappresentato dallo scienziato Lowenstein in cui è possibile riconoscere il discusso chirurgo Serge Voronov, davvero esistito. “Lowenstein! Quel nome mi riportò alla memoria dei ritagli che parlavano di un oscuro scienziato che stava lavorando con mezzi sconosciuti intorno a un processo segreto di ringiovanimento e all’elisir di lunga vita. Lowenstein di Praga!”
IL CASO OSCAR BRODSKI (The case of Oscar Brodski, 1929) di Richard Austin Freeman appare per la prima volta nella raccolta The famous cases of dr. Thorndyke.
L’Oscar Brodski del titolo è un polacco nato a Varsavia, che commette l’errore fatale di mettersi in viaggio da solo con una partita di diamanti grezzi, diretto ad Amsterdam per farli tagliare. Ne commette uno anche più grave quando si perde e bussa alla porta di Silas Hickler, un criminale incallito, per chiedere aiuto. Per Hickler la tentazione dei diamanti è irresistibile, uccide Brodski e si affretta a cancellare ogni traccia del suo crimine. Non ha fatto i conti però con il dr. Thorndyke che con metodo e rigore scientifico raccoglie e interpreta le tracce che l’assassino non è riuscito a cancellare.
Per il lettore non risulta tanto appassionante scoprire se Hickler, che di certo è un mostro, riuscirà a sottrarsi alla punizione o meno, quanto piuttosto il percorso deduttivo e investigativo di Thorndyke. Si tratta appunto di una tipica inverted story, tecnica narrativa già introdotta da Freeman nel racconto The Singing Bone del 1912, nella quale il lettore è testimone del delitto e conosce fin dal principio l’identità dell’assassino, ma non sa perché abbia commesso il crimine e nemmeno come verrà smascherato. A proposito de Il caso di Oscar Brodsky, infatti, lo stesso Freeman affermò di aver voluto fornire a inizio racconto una descrizione così dettagliata del crimine che gli “sembrava che non ci sarebbe stato più nulla da aggiungere”, ma di aver altresì previsto che ”il lettore sarebbe stato tanto preso dal delitto da lasciarsi sfuggire gli elementi di prova”.
UNA GIURIA DI SUE PARI (A jury of her peers, 1917) di Susan Glaspell fu tratto dalla pièce INEZIE, scritta e messa in scena dalla stessa autrice l’anno prima, a sua volta ispirata a un fatto di cronaca. Un uomo è trovato morto nel suo letto con una corda al collo. La moglie è immediatamente sospettata di omicidio. Ben presto accanto all’indagine ufficiale condotta dallo sceriffo, poco accurata e non troppo incline a scavare in profondità, le amiche dell’accusata ne conducono una parallela che riesce a far luce sul mistero. Il racconto, già pubblicato in e-book da Polillo nel 2018 per la Collana I Bassotti, è un poliziesco intrigante ma anche un testo considerato fondamentale dai movimenti femministi degli ‘anni 70.

GLI AUTORI
MARIE BELLOC LOWNDES (1868-1947), di padre francese e madre inglese, visse tra i due paesi. Sposò un giornalista del Times e tra i suoi amici ebbe Henry James, Oscar Wilde, H.G. Wells, Graham Greene.
Fu autrice molto prolifica, ma è con il genere giallo che divenne famosa. Scrisse sessantanove romanzi di genere giallo e suspense. La Lowndes stilisticamente era affine più alle grandi maestre del giallo gotico americano come Mary Rinehart e Anna Katharine Green che ai suoi illustri compaesani. Le sue trame, spesso basate su casi veramente accaduti, combinano elementi di suspense con intuizioni psicologiche, apprezzate anche da Ernest Hemingway che la cita nel suo libro Festa mobile. Dalle sue storie furono tratti anche film.
A lei si deve The lodger, più di un milione di copie vendute (tradotto in italiano dall’editore Sellerio) che, ispirato a Jack lo Squartatore, servì da trama al primo film muto di Hitchcock, girato nel 1927. La particolarità del romanzo consiste nell’insolito punto di vista; Londra, terrorizzata da un serial killer che si accanisce su donne misere e alcoolizzate, viene osservata dalla casetta di una coppia di domestici in pensione, dove abita anche un bizzarro pensionante travolto da suggestioni bibliche.
ENOCH ARNOLD BENNETT (1867 – 1931) è stato un celebre romanziere britannico. Fu attivo anche nel campo del giornalismo, del cinema e della pubblicità. Scrisse un’ottantina di libri, fra romanzi, drammi, antologie di racconti e saggi. Appartiene alla corrente realista inglese di George Moore, rafforzata da un’influenza del naturalismo francese conosciuto grazie a una decennale permanenza di Bennett in Francia.
Tra le altre sue opere più celebri vi sono Clayhanger (1910), Hilda Lessways (1911) e Quei due (1916). I suoi romanzi sono accomunati dalla narrazione della grigia esistenza nella regione dello Staffordshire, alla quale di rado i protagonisti cercano di ribellarsi e.
Oltre ai numerosi romanzi, pubblicò diverse opere di crescita personale.
GILBERT KEITH CHESTERTON nasce a Londra nel 1874, da famiglia borghese di confessione anglicana. Dopo le scuole superiori, affrontate con una certa difficoltà, si iscrive all’University College di Londra, che però abbandona senza riuscire a laurearsi.
L’insuccesso scolastico provoca in lui una grave depressione, dalla quale riemerge nel 1895, cominciando a lavorare in ambito editoriale.
Poco dopo abbraccia l’attività di giornalista e polemista, fondando e dirigendo giornali come l’Eye Witness e il New Witness. Soprannominato «il principe del paradosso», usava una prosa vivace e ironica per esprimere serissimi commenti sul mondo in cui viveva.
Convertitosi al cattolicesimo per la profonda influenza esercitata su di lui da padre O’Connor, ispiratore del personaggio di padre Brown, entra in contatto con Hilaire Belloc, divenendo un fervido sostenitore del “distributismo”, dottrina sociale ispirata ai principi cattolici.
ARTHUR CONAN DOYLE è tra i padri della letteratura poliziesca. Discendente di una nobile famiglia irlandese, abbandona il cattolicesimo a favore di un agnosticismo scientifico. Nel 1876 intraprende gli studi di medicina nella Edinburgh Medical School, laureandosi nel 1885. Dopo alcuni anni trascorsi come medico di bordo su una baleniera, nel 1887 pubblica il primo romanzo di Sherlock Holmes, Uno studio in rosso, cui ne seguono oltre sessanta. Tra i suoi titoli più famosi e che rientrano nel ciclo di Sherlock Holmes, ricordiamo Il mastino dei Baskerville, Le avventure di Sherlock Holmes, La valle della paura. Tra le altre sue opere La mummia, La compagnia bianca, Il guardiano del Louvre.
Oltre ad essere stato corrispondente di guerra, giornalista ed esperto di spiritismo, ha dato vita ad una serie di cicli letterari di incredibile fascino ed attualità tra i quali ricordiamo quelli di Sir Nigel, del Brigadiere Gérard e del Professor Challenger.
RICHARD AUSTIN FREEMAN (1862 – 1943) studiò medicina e lavorò al Middlesex Hospital, dove esercitò come otorinolaringoiatra. Fu assistente medico nelle colonie africane e medico della prigione di Holloway. Collaborò con le autorità portuali di Londra e di ciò restano tracce nei suoi romanzi.
Il suo personaggio principale, il medico legale John Thorndyke, apparve nel romanzo L’impronta scarlatta (The Red Footprint, o The Red Thumb Mark, 1907 ). Quasi ogni anno, da allora, pubblicò un nuovo romanzo o almeno qualche racconto sulle avventure del Dr. Thorndyke, per un totale di 21 romanzi e 42 racconti. Per almeno un quarto di secolo dominò la scena della letteratura poliziesca inglese. Freeman concluse la sua carriera letteraria nel 1942, quando a ottant’anni diede alle stampe l’ultima avventura dell’investigatore, ma rimane uno dei pochi autori di epoca edoardiana a essere letti ancora oggi.
SUSAN GLASPELL (1876-1948). Dopo essersi laureata nel 1899 lavorò per alcuni anni come giornalista, prima di dedicarsi alla letteratura e al teatro. Partecipò ai fermenti culturali e letterari più radicali, impegnandosi per il suffragio femminile e le riforme sociali. Il suo primo testo teatrale rimane anche il più famoso: Trifles (Inezie), un atto unico del 1916 che costituisce la matrice di A Jury of Her Peers. La sua produzione narrativa è vasta e comprende vari romanzi e una raccolta di racconti.

Giusy Giulianini

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