Era di Maggio



Antonio Manzini
Era di Maggio
Sellerio
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1 orizzontale. 13 lettere: “la paura di rimanere a corto di cose da leggere”.
Ecco, questa parola potrebbe suggerire Marina, non a Rocco, ma a Manzini direttamente, perché ogni volta che finisco un suo romanzo vengo presa dalla abibliophobia. Perché Schiavone è uno di quei personaggi dei quali non puoi più fare a meno. Burbero, politicamente scorretto,cinico, sempre in bilico tra legalità e illegalità , ma diretto e sincero, simpaticamente bastardo, uno dei classici tipi per i quali le donne perdono la testa, quelle facce da schiaffi che attraggono.
E poi Schiavone con la sua gestione a volte spiccia della sua giustizia personale incarna il desiderio di tutti noi. Quegli schiaffoni tirati con somma goduria appagano la nostra voglia di vedere i cattivi puniti. Impagabile il manrovescio tirato in un racconto al politico sbruffone e approfittatore. E poi sorridi quando lo immagini con le clarks infradiciate nella neve di Aosta, con il loden a patire freddi contro i quali non vuole scendere a patti;quando lo vedi acquattato sui tetti della questura a raccogliere gli spinelli gettati o quando si prende gioco dei  poveri D’Intino e  Deruta, figure classiche da commedia brillante. Ma Rocco è anche un uomo buono, dal cuore tenere, ferito.
Il ricordo di Marina è sempre con lui,ma forse è giunta l’ora di staccarsene almeno un po: una nuova donna si sta insinuando, anche se per ora la sola femmina che riceve in dono il suo amore incondizionato è Lupa, la cagnolina trovatella, l’unica che gli dà affetto senza chiedere nulla in cambio. Intanto però la lista di “rotture di coglioni” diventa sempre più lunga. Ci sono assassini da trovare, casi da risolvere Aosta non è un’oasi di pace, la criminalità organizzata ha messo radici anche qua e una minaccia per Rocco arriva da Roma, dal suo passato.Qualcuno vuole vendicarsi. Ha già colpito, sbagliando bersaglio. Bisogna scovarlo e fermarlo prima che ci riprovi.
A ogni nuova uscita Rocco Schiavone diventa un personaggio sempre più completo, e io sempre più dipendente.
Cristina Aicardi

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