La malvagità corre sul filo dei secoli.
Il cainita di Luca Occhi, Damster Edizioni, collana ≠comma21 Un esordio nel romanzo davvero sorprendente quello di Luca Occhi, dinamico autore noir imolese già apprezzato per i suoi racconti con i quali di recente si è aggiudicato premi prestigiosi. Di romanzi in realtà, lo afferma lui stesso, ne ha pronti parecchi, in attesa soltanto di vedere la luce della pubblicazione. Se tutti comunque sono pari in valore a Il cainita, non dubito che la vedranno presto. La storia, o meglio quel poco che si può raccontare senza tradire il patto con l’autore, è presto detta: un’agghiacciante scia di sangue si allunga attorno a una città padana mai nominata ma dai contorni del tutto riconoscibili, tra l’operosa Emilia e l’impetuosa Romagna, a collegare tra loro vittime senza alcuna somiglianza, tranne il loro essere persone dabbene. Una suora fondatrice di ‘una vera e propria multinazionale della misericordia’, una ragazzina premiata come ‘la più buona d’Italia’, un ex-boss mafioso ravvedutosi sulla via di Damasco addirittura per un’apparizione miracolosa, e avanti così. A indagare il commissario Marco Rinaldi, solitario e disincantato quanto basta e poco incline ad ammettere l’esistenza di un assassino seriale, eppure…Eppure, le vittime vengono uccise seguendo lo stesso modus operandi, un colpo alla nuca ricevuto mentre sono costrette in ginocchio. E che c’è di nuovo in questa storia, direte voi? Il solito commissario, scalognato ma intuitivo, i soliti collaboratori lievemente caricaturali, il ritratto di una provincia in bilico tra prevedibilità e vizio sembrano gli ingredienti di un noir come ne esistono mille altri. E invece no, perché Luca Occhi costruisce una trama di malvagità che si snoda su due binari paralleli, uno odierno e uno storico, che si intrecciano tra loro a dipanare un filo che collega il presente al 1914 di Sarajevo, attraverso il South Dakota del 1878, l’India agli albori del XIX secolo, fino a…
Un doppio mistero che non possiamo svelare, ma che l’autore regge con mano esperta in una vicenda di trama ingegnosa, incastri perfetti, personaggi convincenti. Un bang e un beng che aprono e chiudono simmetricamente la storia, lasciandoci la gustosa sensazione di aver letto qualcosa di nuovo. Finalmente. Luca Occhi adatta abilmente il linguaggio narrativo al contesto storico del momento, in uno stile piano e rotondo che regge con piena padronanza. I suoi autori preferiti – Borges, Salgari, Stevenson – occhieggiano dalle pagine ispirandogli una prosa dal sapore evocativo e avventuroso. Una menzione speciale, a lui e alla sua editor Chiara de Magistris, per l’assenza di refusi. Una lieta sorpresa per me, lettore-editor, non così scontata di questi tempi. L’autore
Luca Occhi vive a Imola. Tra i fondatori di Officine Wort, (www.officinewort.it), nel 2016 si è aggiudicato la IV edizione del Premio Letterario Internazionale Città di San Giuliano Milanese e la VIII edizione del Garfagnana in Giallo per la sezione racconti inediti. Lettore onnivoro, ama smodatamente Stephen King e Jorge Luis Borges. Il secondo gli appare spesso in sogno, dove, seduti al Cafè la Perla de Caminito e davanti a una bottiglia di Quarà, un Cabernet Sauvignon patagonico dal carattere scontroso, lo esorta bonariamente ad applicarsi nel cercare di scrivere sempre meglio. Una ventina di suoi racconti sono stati pubblicati in svariate antologie. Il Cainita è il suo primo romanzo.
Il cainita – Luca Occhi
Giusy Giulianini