La profezia di Cittastella



Guido Conti,
La profezia di Cittastella
Mondadori
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Un accurato romanzo, ancorato a solide basi storiche e allo stesso tempo un sapiente narrare da fiaba. Una fiaba con i buoni, i cattivi, gli orchi affamati di sangue e di turpitudine, una trepida ma folgorante storia d’amore, il giovanissimo eroe vede la sua donzella al bagno e si innamora… Minacce, affanni, sanguinarie guerre, epidemie, una spaventosa profezia ed eventi miracolosi…
Forse stavolta potrebbe esserci speranza di una via di fuga dal male? Mah?
Guido Conti ci riporta a novembre del 1510 per narrare la storia di un bambino in fasce. Una storia che comincia nel sangue. Una balia ferita, in fuga dalla empia ferocia del duca Filippo, arriva a cavallo alla capanna di frate Bernardo sulle rive del Po. Fa appena in tempo a consegnare al frate dei gioielli e il neonato piangente e muore. Che si fa? Per fortuna che c’è una capra. Insomma il bambino, che il frate ha chiamato Ruggero cresce in una specie di bucolico paradiso, a contatto con la natura, impara a vivere nel bene e a rispettare il Grande Fiume.
Però poco lontano ci sono le terre dove regna il duca Filippo, sovrano sanguinario e signore di Cittastella. Nel castello la corte vive beatamente e trascorre le proprie giornate tra astrologhi, buffoni e saltimbanchi, mentre i sudditi muoiono di fame e malattie. Quindici anni dopo, Ruggero, diventato un ragazzo, anzi un giovane uomo (allora i ginnasiali dei nostri giorni erano considerati uomini e si battevano) coraggioso e istintivo, lascerà la sua oasi di pace per raggiungere Cittastella e si troverà coinvolto nello scoppio della rivolta contro il duca che fa malo uso del potere e esercita biecamente il potere con forza e prevaricazione. E troverà uniti dalla stessa rivolta i ricchi oppressi e i poveri tartassati e ridotti allo stremo.
Con la calata dei Lanzichenecchi di Carlo V, lo scenario di morte dilaga fino ai saloni del duca, che ama contornarsi di nani, giullari e fascinose dame. Nel frattempo è sbocciato l’amore tra Ruggero ed Eleonora, sua coetanea ed educanda in convento Purtroppo scelta come promessa sposa dall’orrido dux …
Ruggero è un eroe da fiaba, dicevo. E favolosa dovrà essere la sua spericolata azione giustificata dall’amore e dalla giusta causa per affrontare fino in fondo il suo destino.
Una perfetta ricostruzione, a partire dalla golena del Po, storica e ambientale, che dà buon sapore al romanzo. Le rive del fiume, che scorre diabolicamente arrossato dal sangue dei cadaveri, mentre la piena dilata le anse, si sfaldano. I pioppi seccano, la selvaggina muore di fame, i villani devono mangiare persino i gatti e i corvi banchettano sulle carogne. Un Rinascimento crudele, specie nell’Anno Domini 1525, collegato anche agli sconvolgimenti di quella terra che Guido Conti conosce così bene e che fa coprotagonista della storia.
Non c’è netta distinzione, non potrebbe, tra buoni e cattivi. Fra’ Berardo rappresenta purtroppo la sofferta sconfitta del bene. Ruggero è come un pirata, assetato di vendetta, ma con un candido sentimento nel cuore. Il sangue scende a rivoli fino ad arrivare sotto le mura del castello di Cittastella, dove anche il popolo, ferocemente eccitato, si esalta davanti all’orrore di un qualsivoglia patibolo. Insomma dico io, altri tempi, altri modi. Anzi altra etica.
Oppure in realtà ben poco è cambiato?

Patrizia Debicke

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