È stato per me un grande piacere ritrovare uno degli autori e uno dei detective che ho amato di più da ragazzina. Per noi che non siamo più giovanissimi, Gaston Leroux e Ruletabille sono stati dei miti impossibili da dimenticare.
Così, anche rileggendolo a molti anni di distanza, “Il mistero della camera gialla” è un noir intrigante ed enigmatico, come sono tutti i delitti delle camere chiuse, e di sempre piacevole lettura, come tutti i romanzi del celebre autore francese.
All’inizio della nostra storia, Rouletabille ha solo diciotto anni, ma ha già risolto un caso importante, e lavora come redattore all’Epoque. Così, quando il suo giornale lo invia al castello di Glandier per scrivere un articolo su quanto accaduto a una giovane scienziata, la signorina Mathilde Stangerson, che da anni lavora insieme al padre a un rivoluzionario progetto sulla dissociazione della materia mediante azioni elettriche, si mette in viaggio verso quella che per lui sarà un’entusiasmante avventura.
La signorina Stangerson è stata aggredita nella sua stanza, la camera gialla del titolo, e ridotta in fin di vita da un bieco assassino che ha tentato prima di strangolarla e poi di fracassarle il cranio usando un osso di pecora: la signorina era coperta di sangue e aveva terribili segni di unghie sul collo – la carne del collo era stata quasi staccata dalle unghie- e un foro nella tempia destra dal quale scorreva un rivolo di sangue che aveva formato una piccola chiazza sul pavimento.
Quando il padre di Mathilde e il fedele servitore Jaques sono accorsi, attirati dalle urla della donna, la camera era chiusa, anzi sprangata dall’interno dalla signorina, con la chiave e con il catenaccio. Come se tutto ciò non bastasse, quando i due sono riusciti ad entrare, la donna era sola nella camera, dalla quale nessuno è stato visto uscire. Fatto impossibile, perché, come lo stesso compare Jacque ricorda a Rouletabille: Non dimenticate, signore, che nella camera gialla non c’è il camino. Non poteva essere scappato dalla porta, che è strettissima, e sulla cui soglia la portinaia è entrata con la lampada. Inoltre: attraverso la finestra rimasta chiusa, con le sue imposte sprangate e le sbarre intatte, nessuna fuga era possibile.
Un mistero davvero inspiegabile, che Rouletabille e il famoso poliziotto preposto all’indagine, Frédéric Larsan tentano di risolvere.
Seguendo le sue deduzioni logiche, Larsan pone in stato d’arresto il signor Darzan, da sempre spasimante e poi promesso sposo della vittima. Secondo il poliziotto l’uomo ha agito per gelosia, perché Mathilde si era all’improvviso rifiutata di sposarlo.
Rouletabille, però, non crede alla colpevolezza dell’uomo che, nonostante rischi la condanna al processo, rifiuta di difendersi.
Il nostro si è convinto che Mathilde, che nel frattempo si è riavuta dalle ferite riportate durante l’aggressione ed è stata dichiarata fuori pericolo, non abbia detto tutto ciò che sa e nasconda un segreto che solo il signor Darzan conosce, ma che nessuno dei due vuole rivelare.
Mathilde conosce chi ha tentato di ucciderla ed è consapevole del motivo dell’aggressione subita. E allora, perché non parla nemmeno per salvare la vita dell’uomo che ama?
Rouletabille comprende che, per svelare il mistero, bisognerà frugare a fondo nel passato della donna, che ha vissuto a lungo in America, e parte per un viaggio che gli fornirà le risposte di cui ha bisogno.
“Il mistero della camera gialla” è uno di quei classici che si leggono sempre con molto piacere, come tutte le opere che sono state le pietre miliari del genere. Ne consiglio la lettura, soprattutto agli appassionati che non conoscono ancora né Leroux, né Rouletabille.