Faccia a faccia con Francesca Panzacchi

5182F6C1nZL._SX307_BO1,204,203,200_Francesca Panzacchi, bolognese di nascita, una laurea in Scienze politiche, è scrittrice prolifica, poetessa, fotografa e giornalista e ha già vinto numerosi e importanti premi in concorsi letterari a livello nazionale. A febbraio è uscita, per Edizioni Imperium, la sua ultima fatica, Diario di un delitto d’amore, un breve ma intrigante giallo psicologico.

Francesca, iniziamo con una domanda un po’ irriverente: ma… come fai a stare dietro a tutto, conciliando anche i tuoi impegni familiari?
Ti confesso che a volte è davvero difficile, ma mai così tanto da pensare di lasciar perdere. La scrittura, per me, non è qualcosa che si possa accantonare. Quando l’ispirazione bussa alla porta non posso non assecondarla. E’ come se le storie che ho in testa premessero per uscire, per essere messe su carta. Spesso scrivo di notte, mi ritaglio il mio tempo.

Abbiamo detto nella presentazione che sei un’artista poliedrica. Fra tutte le tue attività, quale ritieni a te più vicina o comunque suscettibile di darti le maggiori soddisfazioni?
Senza dubbio la scrittura, ma anche l’arte e la fotografia sono tra le forme espressive che prediligo.

Quando hai capito che potevi anche essere scrittrice?
La voglia e la capacità di scrivere sono innate, me le porto dentro da sempre. Quello che fino a qualche anno fa non avrei mai sperato è di pubblicare a un buon livello e di raggiungere determinati obbiettivi.

Nei tuoi libri hai toccato vari temi e generi, ma l’interesse per le storie “gialle” con profondi risvolti psicologici sembra prevalere, e direi con ottimi risultati. Da cosa pensi ti derivi questa predisposizione?
E’ vero, ho iniziato col noir psicologico e, pur spaziando anche in generi ben diversi, torno sempre al punto di partenza. A me interessa descrivere lo stato d’animo di chi uccide, indagare le motivazioni che lo hanno spinto a compiere un delitto. Nelle mie storie il punto di vista dei “cattivi” è sempre centrale.

Molto spesso le tue storie riguardano amori “problematici”, conflittuali, quasi “non amori”. Esempio classico il tuo ultimo libro Diario di un delitto d’amore. Francesca, l’amore è spesso “malato”?
Sì, nei miei romanzi spesso l’amore è ossessione, ambivalenza. Credo che qualsiasi relazione, anche la più lineare, custodisca in sé una parte oscura e conflittuale. Ed è quella che voglio portare alla luce.

Notizie di cronaca, episodi storici, esperienze personali, pura fantasia…. Come nascono le storie che racconti nei tuoi libri?
Di solito si tratta di pura immaginazione, a volte di esperienze personali rielaborate.

Fra tutte le tue creature letterarie, a quali sei più legata? Ce ne puoi spiegare i motivi?
Sono molto legata a “La casa di Sveva” (Ciesse, 2010) perché ha segnato la svolta: è il primo romanzo che ho scritto e il primo a essere stato pubblicato, pochi mesi dopo averne ultimato la stesura.

Tra i vari premi letterari che hai ricevuto, proprio di questi giorni è la Medaglia del Senato… cosa si prova a ricevere questi importanti riconoscimenti?
E’ sempre un’emozione grandissima. Si scrive e si lavora sodo per poter vivere momenti come questo. L’essere apprezzati dalla Critica, in particolare da una Giuria prestigiosa come quella del Premio Letterario Nazionale “Terzo Millennio” ti sprona a credere in te stessa e in quello che fai.

Ora una domanda un po’ banale, ma proviamo a riproporla in modo “originale”. Francesca Panzacchi per un mese su un’isola deserta… cosa non può mancare nella sua “libreria portatile”?
Un libro di poesie di Pessoa, un buon giallo italiano, una raccolta di racconti di Poe.

Per concludere, quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro?
Attualmente sto curando due collane per Edizioni Imperium, una dedicata al romance e una all’erotico. Sto anche ultimando un romanzo lungo scritto a quattro mani. E si tratta di un giallo, ovviamente.

Gian Luca Antonio Lamborizio

Potrebbero interessarti anche...